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Villa Adriana, Tivoli

Villa Adriana, Tivoli

Tivoli
Villa Adriana a Tivoli è un sito archeologico di straordinaria ricchezza e fascino. Scopriamo la storia e la maestosità dell'architettura dei giardini, delle terme e dei teatri.

  • Posizione
    Tivoli, Monti Tiburtini

  • Costruito da
    Publio Elio Traiano Adriano tra il 118 d.C. e il 138 d.C.

  • Cosa vedere
    Canopo, pecile, teatro marittimo, terme, sala dei filosofi

  • Apertura
    Dal lunedì alla domenica, 9:00 - 17:30

  • Prezzo
    Biglietto standard da 10 euro

  • Come arrivare
    Autobus Co.Tra.L. da metro Ponte Mammolo o via Tiburtina

Villa Adriana, Tivoli: storia e architettura
Canopo di Villa Adriana

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Villa Adriana a Tivoli è uno dei complessi architettonici più interessanti nei dintorni di Roma. Dimenticata nel Medioevo, riscoperta durante il Rinascimento e valorizzata ai giorni nostri, offre la possibilità di immergersi, passeggiando tra giardini, fontane, imponenti rovine e portici monumentali, nella bellezza e nella complessità di una dimora imperiale costruita secondo le direttive di Adriano in persona.

Storia

Dei molti monumenti e testimonianze lasciateci dall’imperatore Adriano, Villa Adriana a Tivoli è di certo quella che meglio lo rappresenta, come uomo e come imperatore. Quando si parla di questo imponente complesso immerso nella campagna tiburtina infatti, non si sta parlando soltanto di una dimora, ma di un vero e proprio microcosmo che racchiude le idee, i progetti e i sogni di Adriano, nonché il nuovo modo di vedere l’impero e la figura dell’imperatore.

L’intero complesso infatti è stato progettato, secondo le indicazioni dello stesso Adriano, per rispondere ad esigenze private (dimora e luogo di svago) e pubbliche (funzioni di rappresentanza e di servizio), in una dualità che, da questo momento in poi, diventerà simbolo della figura imperiale.

Tale dualità si riscontra anche nelle scelte artistiche e architettoniche. Gli edifici sono una testimonianza emblematica delle più innovative tendenze architettoniche dell’epoca e del gusto personale dell’imperatore, in un continuo alternarsi di linee e curve (lo stile mistilineo è predominante in molti edifici), di eleganza classica e sofisticatezza orientale.

Secondo il suo più accreditato biografo, Elio Sparziano, il progetto di Villa Adriana nacque per l’intenzione di riprodurre i luoghi dell’impero più cari ad Adriano.

Fece costruire con eccezionale sfarzo una villa a Tivoli dove erano riprodotti con i loro nomi i luoghi più celebri delle province dell’impero, come il Liceo, l’Accademia, il Pritaneo, la città di Canopo, il Pecile e la valle di Tempe; e per non tralasciare proprio nulla, vi aveva fatto raffigurare anche gli inferi”. 1

Luogo e fasi di costruzione

La scelta della zona di costruzione non è casuale. Adriano destinò come luogo della sua dimora in un’ampia area verde nella campagna Tiburtina (già sede di una villa rustica di epoca sillana) a poche miglia di distanza da Roma, facilmente raggiungibile via terra e via fiume, e ben fornita d’acqua.

Si riconoscono tre diverse fasi di costruzione della villa anche se, data la complessità del sito, la difficile identificazione di alcuni ambienti e gli scavi ancora in corso, non è facile stabilire dei precisi termini temporali.

  • Primo periodo: dal 118 d.C. al 121 d.C.
  • Secondo periodo: dal 126 d.C. al 127 d.C.
  • Terzo periodo: dal 134 d.C. al 138 d.C.

Data la tendenza di Adriano a viaggiare nelle diverse province dell’impero, egli potette godere della magnificenza della sua villa solo negli ultimi anni, e cioè dal 134 d.C. fino al 138 d.C., anno della sua morte.

La decadenza del IV secolo e l’abbandono nel periodo medioevale

Dopo la morte dell’imperatore Adriano, la Villa continuò ad essere utilizzata dalla famiglia imperiale, come dimostrano i ritrovamenti di alcuni busti di Antonino Pio, Marco Aurelio e Lucio Vero e quello di una statua di Giulia Domna, nonché di una serie di bolli laterizi risalenti al III secolo che attestano una serie di restauri.

Tuttavia, durante il IV secolo, si assiste ad un graduale abbandono della proprietà al punto che, come è accaduto a molti siti e monumenti di Roma Antica, si finisce con il perderne le tracce.

Durante il Medioevo infatti tutta l’area è impiegata come terreno agricolo e come cava per materiali edili: marmi, mosaici e sculture venivano prelevati per essere poi reimpiegate nella costruzione e decorazione delle ville di Tivoli.

Riscoperte e saccheggi

È solo durante il Rinascimento, epoca assai felice per i ritrovamenti archeologici nell’area romana e laziale, che Villa Adriana torna a vedere – almeno temporaneamente – la luce.

Si deve a Flavio Biondo la riscoperta e individuazione della villa. Durante una visita nella campagna romana nel 1461 in compagnia di Papa Pio II Piccolomini, l’umanista visita le rovine di un grandioso complesso che, sulla base del sopracitato passo di Elio Sparziano, lo portano ad identificarlo come Villa Adriana, la dimora dell’imperatore Adriano.

Dopo Flavio Biondo anche Francesco di Giorgio, Giuliano da Sangallo, Baldassare Peruzzi, Palladio e lo stesso Raffaello perlustrano l’area e realizzano piante e rilievi di diversi edifici. La rinascita vera e propria del complesso adrianeo però si ha con gli scavi di Pirro Ligorio, il celebre architetto napoletano al servizio di Ippolito d’Este.

Pirro Ligorio si occupa di identificare i luoghi citati da Elio Sparziano, di effettuare rilievi, misurazioni e descrizioni per il suo libro della antichità di Tivoli, ma soprattutto recupera una grande quantità di oggetti d’arte e materiale di pregio destinati ad arredare l’abitazione di Ippolito d’Este.

Nel Cinquecento e nei secoli successivi infatti Villa Adriana subisce un vero e proprio saccheggio di materiali ad opera della famiglie che si sono, con il passare del tempo, accaparrate la proprietà dei diversi terreni della villa. Possiamo ricordare, oltre ad Alessandro VI e Ippolito d’Este, anche i ritrovamenti del Conte Fede e dei Gesuiti nel corso del Settecento.

Ciò che può incuriosire il lettore moderno è che questi rudimentali scavi, dopo aver riportato alla luce strutture poderose e opere d’arte, venivano nuovamente coperti di terra, per poter continuare ad utilizzare il terreno a scopo agricolo.

Gli scavi moderni

Scavi più moderni si devono principalmente a Rodolfo Lanciani dopo l’unità d’Italia, volti a liberare l’intero complesso dal voluminoso interro e mostrare Villa Adriana in tutta la sua antica magnificenza, mentre risale agli anni Cinquanta del Novecento il poderoso sterro della zona del Canopo e degli edifici centrali.

Nel 1999 l’intero complesso è stato dichiarato Patrimonio dell’UNESCO e da allora sono in corso una serie di scavi e restauri che stanno pian piano restituendo al pubblico Villa Adriana nella sua interezza. L’identificazione dei luoghi e della loro funzione può essere spesso difficoltosa, ma gli archeologi hanno tutta l’intenzione di riportare alla luce l’intero progetto adrianeo.

Gli scavi più importanti dei nostri anni sono:

  • 1997-2000: zona del Grande Vestibolo
  • 2000-2004: complesso dell’Antonoeion
  • 2005-2007: Palestra

Il complesso architettonico di Villa Adriana

Il complesso architettonico di Villa Adriana di estende su un terreno di circa 120 ettari e comprende oltre una trentina di edifici. Ecco quelli meglio conservati e accessibili nel percorso di visita a Villa Adriana:

  • Canopo con Serapeo
  • Pecile
  • Piazza d’Oro
  • Stadio/Ninfeo
  • Vestibolo
  • Teatro Marittimo
  • Teatro Greco
  • Piccole Terme
  • Grandi Terme
  • Terme con Heliocaminus
  • Palazzo
    Ad inizio 2021, un team di archeologi spagnoli della Universidad Pablo de Olavide di Siviglia, diretti dal professor Rafael Hidalgo Prieto, hanno rinvenuto nei pressi di Palazzo un triclinium unico al mondo. Si tratta di una fontana monumentale che presumibilmente veniva utilizzata dall’imperatore Adriano per allestire banchetti, dando la sensazione di galleggiare sull’acqua. 2
  • Edificio con pilastri dorici
  • Hospitalia
  • Cortile delle Biblioteche
  • Sala dei Filosofi
  • Stadio-Ninfeo
  • Edificio con tre esedre
  • Peschiera
  • Rocca Bruna

Canopo

Canopo di Villa Adriana, Tivoli

Il complesso conosciuto con il nome di Canopo sorge su una valle artificiale aperta verso nord e chiusa a sud da un banco roccioso, ed è costituito da una lunga vasca decorata con una monumentale esedra su uno dei lati corti.

La sua funzione all’interno della Villa è quello di portare a poche miglia da Roma una parte dell’impero molto cara all’imperatore Adriano: l’Egitto. Dall’architettura, alle fontane fino ai gruppi scultorei del Canopo tutto richiama l’omonima zona sul delta del Nilo.

La vasca è lunga 119 metri e larga 18 ed è abbellita da un doppio colonnato sul lato orientale e da un colonnato singolo su quello occidentale. A metà di quest’ultimo, negli spazi tra le colonne, si possono ammirare alcune sculture dal gusto raffinato e orientaleggiante: 4 cariatidi, che richiamano quelle dell’Eretteo di Atene e 2 sileni canefori (con canestro).

Attualmente, quelle che si possono ammirare passeggiando per il Canopo di Villa Adriana sono soltanto copie in gesso, ma possono rendere l’idea della magnificenza della passeggiata in quest’area. Gli originali sono fruibili all’interno del Museo della Villa.

Altri gruppi scultorei si trovano sul lato settentrionale della vasca, che ha affascinato gli studiosi del Rinascimento per la sua architettura mistilinea, ovvero con un’alternanza di elementi curvi e retti. Gli spazi tra le colonne sono infatti adornati da sculture risalenti all’età severiane e raffiguranti Hermes (acefalo), Ares e due Amazzoni ferite, realizzate sicuramente su modello di quelle che Fidia e Policelto realizzarono per l’Artemision (Tempio di Artemide) di Efeso.

Gli studiosi non sono invece riusciti a collocare le altre sculture rimanenti, anch’esse esposte nel Museo di Villa Adriana: due personificazioni del Nilo e del Tevere, riconoscibili grazie alla presenza della Sfinge nel primo e della Lupa coni gemelli nel secondo, e un coccodrillo in marmo cipollino.

Il lato meridionale della vasca infine termina con un’esedra monumentale. Questa accoglie una fontana a cascata ed è sormontata da un busto della dea Iside. È affascinante come l’intero complesso sia stato progettato per riprodurre l’ambientazione nilotica nelle sue caratteristiche più immediatamente riconoscibili, e anche più spettacolari.

La fontana infatti era alimentata da un cisterna e, una volta azionata, poteva dare vita ad una perfetta replica della piena del Nilo.

L’esedra è decorata con statue in stile egittizzante e, vista la sua posizione nel complesso del Canopo, è stata in passato identificata come la riproduzione del Serapeo, il tempio di Serapide che sorgeva proprio a Canopo d’Egitto. Con il tempo però quest’identificazione ha perso di valore: come fa notare l’archeologo Francesco Sirano, il Serapeo originale era un esastilo dorico.

Attualmente si pensa che l’esedra fosse un ambiente destinato alle cenationes, ossia feste e banchetti dell’alta società, durante le quali gli ospiti dell’imperatore avrebbero potuto godersi le bellezze dell’Egitto senza allontanarsi dalle loro ville nella campagna tiburtina.

A dimostrazione di ciò, la presenza di un sontuoso triclinio a sigma, come se ne sono visti nell’area vesuviana e nella stessa città di Roma. Giochi di luce, fontane e cascate contribuivano a rendere magica l’atmosfera che di sicuro si respirava in quelle cene estive, ma che non sfuggono nemmeno ad un turista moderno che si trova a passeggiare per il Canopo di Villa Adriana.

L’identificazione del Canopo

L’identificazione di quest’area come il Canopo menzionato da Elio Sparziano si deve allo studioso Pirro Ligorio che, come detto in precedenza, fu un assiduo frequentatore di Villa Adriana durante il suo lavoro per il Cardinale Ippolito d’Este.

Secondo l’architetto napoletano, questo complesso adrianeo rappresenterebbe un ramo del Nilo, appunto il Canopo, che collegava la città omonima, famosa per la mollezza dei suoi costumi e le sue feste, ad Alessandria.

La suggestione di Ligorio viene accolta da diversi studiosi: Greiner rivede in questo allestimento monumentale una rievocazione del viaggio di Adriano in Egitto, durante il quale trovò la morte il suo amato Antinoo. Tale ipotesi però viene smontata dal ritrovamento di alcuni bolli laterizi di epoca antecedente la visita di Adriano in Egitto, datata al 132 d. C.

Una delle ipotesi più recenti, più complessa e articolata e che tiene conto delle sculture rinvenute nell’area del Canopo, è quella proposta da Andrae-Ortega e Lavagne, che vedono nel complesso un richiamo alle province pacificate dell’impero e ai pericoli che esso corre.

Pecile

L’influenza dei luoghi più cari all’imperatore Adriano, e in particolare dell’arte ateniese, la si ritrova anche nel cosiddetto Pecile, il monumentale quadriportico di Villa Adriana ispirato alla Stoà Poikile di Atene, il portico dipinto dove Zenone e i sui discepoli erano soliti discutere di filosofia e sofistica.

Il Pecile di Villa Adriana però è un luogo pensato per la meditazione e la solitudine: il giardino con la grande piscina infatti era circondato da mura altissime che offrivano all’imperatore e ai visitatori l’intimità di cui avevano bisogno.

Alla prima fase di costruzione della villa risale il porticato vero e proprio, un doppio portico di forma quadrangolare con una copertura a due falde, il muro di spina alto 9 metri – e attualmente ancora in piedi – e l’ingresso monumentale.

Alle seconda fase invece appartengono la vasca, dalle dimensioni di 100 x 25 metri, il giardino e i bracci del portico che lo racchiudono.

Di particolare interesse, sia per i visitatori che per gli archeologi, è il muro di spina conservatosi interamente sul lato settentrionale. Questo lungo muro di mattoni è realizzato in opus reticulatum, ha un’altezza di 9 metri e presenta estremità stondate.

La sua funzione era quella di sostenere le due falde del tetto, come mostrano i grossi fori presenti sulla parte superiore. Passeggiando lungo il muro si possono notare anche dei sottoplinti su entrambi i lati del muro, su cui un tempo poggiavano delle colonne, sostituite ora da piante di bosso dalla forma cilindrica.

Una curiosità riguardante il Pecile di Villa Adriana e il suo muro di spina è che, girando 7 volte intorno ad esso, si percorre esattamente la distanza giusta per una passeggiata post pranzo, almeno a quanto dicevano i medici dell’antichità.

Piazza d’Oro

La Piazza d’Oro di Villa Adriana si trova nella parte sud della villa e, sebbene abbia perso la maggior parte degli arredi scultorei che le avevano fatto guadagnare questo nome, resta ugualmente un ambiente raffinato e prezioso, elegante nella monumentalità e nella geometria delle sue forme. A partire dal Cinquecento infatti, anche questa parte della villa fu spogliata da tutti i materiali pregiati per arricchire le ville dei signori del tempo.

Il cuore della piazza è rappresentato da uno specchio d’acqua rettangolare costeggiato da due aiuole e circondato da un portico a quattro bracci. Di notevole bellezza solo le colonne di ordine tuscanico che decorano il portico: con un incantevole gioco cromatico si alternano colonne in marmo cipollino e granito verde egiziano, due materiali di alto pregio che contribuiscono a sottolineare l’eleganza e il lusso di questo peristilio, nonché la sua funzione pubblica e di rappresentanza.

È molto probabile infatti che il peristilio fosse una monumentale via d’accesso alla grande sala con Ninfeo, utilizzata per le cenationes e situata su uno dei lati corti della vasca. Dal Ninfeo partivano una serie di giochi d’acqua che continuavano il loro scenografico percorso lungo la vasca e le fontane decorative, terminando la loro corsa in prossimità del Vestibolo ottagonale, collocato sul lato opposto rispetto al ninfeo e decorato da una maestosa cupola a spicchi.

Il teatro marittimo

Teatro Marittimo, Villa Adriana a Tivoli

Un altro ambiente ricco di fascino e dal nome evocativo è il teatro marittimo. Al contrario di quanto suggerisce il nome, il complesso non è uno spazio dedicato alle rappresentazioni teatrali, bensì una piccola isola di forma circolare che ospita un’elegante domus, molto probabilmente il nucleo abitativo originario.

Gli studiosi hanno voluto vedere nell’alternanza di forme line e curve, nell’attenzione all’ambiente scenografico e nell’uso prevalentemente privato di questo spazio la mano dello stesso imperatore Adriano che, come dicono le fonti, in alcuni casi partecipò attivamente alla progettazione della Villa.

L’isola artificiale, di forma circolare, ha un diametro di 45 metri ed è circondata da un canale nel quale l’imperatore era solito nuotare per rilassarsi. Il canale è costeggiato da un portico circolare decorato con colonne ioniche trabeate, di cui attualmente restano in piedi soltanto i basamenti delle colonne.

All’epoca della sua costruzione, l’isola non era sempre accessibile: vi si accedeva solo attraverso due ponti girevoli in legno, di cui oggi sono presenti i solchi delle guide che facilitavano il loro movimento. Attualmente invece è presente un ponte in muratura databile alle successive fasi di costruzione della villa, nel periodo tardo antico.

La piccola abitazione segue alla perfezione l’architettura delle domus classiche: due ingressi laterali o fauces (collegati ai ponti di legno), un atrio con colonnato e pavimentazione a mosaico, un peristilio porticato, un tablinium con ambienti di servizio, due cubicula cruciformi e delle terme private, dove è possibile distinguere ancora oggi tepidarium, calidarium e frigidarium.

Nonostante la classicità dell’architettura, quello che rende questa domus diversa da tutte le altre è il gioco di riflessi e suggestioni creati dallo specchio d’acqua che circonda l’isola, e nel quale si riflettono le immagini delle bellissime colonne ioniche dell’atrio.

A partire dal 2017, dopo un lungo periodo di chiusura, il teatro marittimo di Villa Adriana è nuovamente aperto al pubblico, grazie ad un’azione di restauro di ampio respiro. Durante la visita è possibile ammirare anche gli eleganti e preziosi fregi della trabeazione a tema marino, da cui l’intero ambiente ha preso il nome.

Il teatro greco

In un progetto come quello di Villa Adriana, che fonde insieme l’aspetto privato e pubblico dell’imperatore, non poteva certo mancare un ambiente dedicato all’intrattenimento e alle rappresentazioni teatrali: il cosiddetto teatro greco.

Nonostante il nome, questa struttura è in tutto e per tutto un teatro romano: è a pianta semicircolare, ricca di decorazioni marmoree e con un piccolo edificio rettangolare sulla parte superiore della cavea, molto probabilmente un tempietto o una stanza ad uno dell’imperatore. Di ispirazione greca è invece la cavea, ossia le gradinate dove prendevano posto gli spettatori, che sfrutta il pendio della collinetta di tufo, così come accadeva per i teatri greci.

Ad oggi non è rimasto molto del teatro greco di Villa Adriana e mancano studi approfonditi di questa parte del complesso, tuttavia è possibile avere un’idea abbastanza precisa grazie alle evidenze archeologiche e ai disegni di Piranesi e Ligorio.

Il teatro era di dimensioni contenute, atto ad ospitare un numero ristretto di spettatori, ospiti dell’imperatore. Ha una pianta semicircolare, con una cavea divisa in due settori e uno spazio riservato al coro ai piedi delle gradinate, un proscenio rettangolare di cui è rimasta in piedi soltanto una piccola parte e una delle due scale riservate agli attori.

Cento Camerelle

Le Cento Camerelle di Villa Adriana non sono altro che costruzioni utilizzate per permettere la realizzazione della spianata del Pecile, dato che si trova a 15 metri di altezza rispetto al piano della valle sottostante. Queste poderose strutture di sostegno si presentano come una serie di piccoli ambienti contigui di identiche dimensioni, appunto le “camerelle” da cui ha origine il nome, rialzate fino a quattro piani.

Le stanze sono accomunate da un pavimento in legno e da un’unica apertura sulla parete frontale, che rappresentava anche l’unica fonte di luce dell’ambiente. Alle camerelle si accedeva attraverso un ballatoio esterno in legno raccordato da una scala in muratura.

Le dimensioni ridotte, la posizione e la modestia delle decorazioni fanno presupporre che gli ambienti ai piani superiori fossero destinati al personale di servizio a Villa Adriana, mentre quelli al piano terra che davano sulla strada carrabile, fossero utilizzate come magazzino.

Terme

Quando si parla delle terme di Villa Adriana si fa riferimento in realtà ad un’ampia zona attigua al Canopo, in cui gli archeologi hanno individuato tre complessi termali distinti:

  • Grandi Terme
  • Piccole Terme
  • Antiche Terme con Heliocaminum

Nel corso degli anni, si sono susseguite diverse ipotesi sulla funzione dei diversi luoghi: in un primo momento si pensava che fossero destinati in modo separato agli uomini e alle donne della corte. Tuttavia, basandosi su diverse evidenze archeologiche, si è giunti alla conclusione che le Grandi Terme fossero destinate al personale di servizio a Villa Adriana e le Piccole Terme fossero ad uso della corte.

Grandi Terme

Villa Adriana a Tivoli: le Grandi Terme (frigidarium)
Frigidarium delle Grandi Terme di Villa Adriana

Le Grandi Terme di Villa Adriana devono il loro nome alla grandezza degli ambienti ed erano destinate al personale di servizio di medio e basso rango. Lo dimostra il collegamento diretto tramite un corridoio sotterraneo con le Cento Camerelle e con i praefurnia, la zona della caldaie.

La geometria di queste terme rispetta perfettamente quello di un complesso termale classico: sala per la sudatio, di notevoli dimensioni, tepidaria, calidaria e frigidarium. In quest’ultimo ambiente si trovavano le piscine per i bagni freddi, decorate con colonne in marmo cipollino di ordine ionico e molto probabilmente con delle statue, dato il ritrovamento di nicchie nelle pareti.

Dopo il frigidarium si trova anche una sala circolare per la sudatio, con un bellissimo soffitto stuccato e una sala rettangolare con pavimento a mosaico, un tempo circondato da un portico destinato al gioco della palla.

Nonostante la bellezza e la qualità di queste ultime decorazioni, risulta chiaro che le Grandi Terme non erano destinate ai membri altolocati della corte. I mosaici a tessere bianche e nere, come quelle che si trovano nella sala rettangolare delle Grandi Terme di Villa Adriana, e le pareti stuccate di bianco, e non rivestite in marmo, oltre alla posizione accanto alle Cento Camerelle lasciano davvero supporre che fossero destinate al personale di servizio.

Piccole Terme

La destinazione delle Piccole Terme di Villa Adriana invece è abbastanza chiara, vista la ricchezza e l’opulenza delle sue decorazioni.

Sono collocate nella zona sud della Villa e sfruttano un edificio preesistente orientato verso nord e rivestito in opus reticulatum. Il fulcro delle Piccole Terme è costituito da una sala ottagonale con copertura a cupola, pareti con decorazioni marmoree e pavimento decorato in modo ricco e raffinato, destinata probabilmente allo spogliatoio.

Da qui si accede alla sala della sudatio, un altro splendido capolavoro di architettura e decorazioni. La sala è circolare con una copertura a volta su cui spicca una tholos, ossia un foro centrale che lasciava entrare i raggi del sole.

Il calore naturale, insieme all’aria calda proveniente dalle tubature sottostanti il pavimento, rendeva questo ambiente perfetto per la sudatio e il calidarium. Seguono poi il tepidarium e il frigidarium con due diverse piscine.

Dopo un’imponente opera di restauro, oggi le Piccole Terme sono fruibili attraverso un nuovo percorso di visita, accessibile anche a chi ha disabilità motoria.

Antiche Terme con heliocaminus

Le Terme con heliocaminus sono le più antiche di Villa Adriana e fanno parte del complesso repubblicano che Adriano usò come nucleo iniziale per la sua residenza. Oltre al tepdarium, calidarium e frigidarium con vasca rettangolare, la parte più spettacolare sia a livello architettonico e che archeologico è la sala circolare con heliocaminus, da cui le terme prendono il nome.

La sala con una cupola a cassettoni aveva grandi finestre che davano a sudovest e un grande foro centrale chiamato lumen. Il lumen veniva aperto o chiuso da un clipeo di bonzo azionato con delle corde e permetteva di regolare l’afflusso di vapore all’interno della sala e l’accesso dei raggi solari.

Sala dei Filosofi/Tempio degli Stoici

Il grande locale absidato che si trova tra il Pecile e il teatro marittimo è conosciuto come Sala dei Filosofi o Tempio degli Stoici e, come per molti edifici di Villa Adriana, ha dato seguito ad una serie di dibattiti sulla sua destinazione: per alcuni studiosi si tratta di una biblioteca, per altri di una sala di rappresentanza, per altri ancora una sala per gli ospiti illustri.

In ogni caso, date le dimensioni della sala, la maestosità della cupola, i rivestimenti in porfido di cui fa menzione Pirro Ligorio e la sua posizione fanno sicuramente propendere ad una destinazione pubblica di grande rilievo.

L’ipotesi della biblioteca è stata recentemente scartata, poiché le nicchie presenti sono troppo alte e troppo poco profonde per ospitare un discreto numero di volumina. Inoltre, non seguono le indicazioni vitruviane per l’orientamento delle biblioteche, volto a godere il più a lungo possibile della luce del sole e ad evitare la formazione di muffe.

Le nicchie presenti sarebbero invece adatte ad ospitare le statue dei sette saggi (Biante, Pittaco, Solone, Talete, Cleobulo, Chilone e Misone, secondo Platone) o quelle della famiglia imperiale.

Come arrivare

Villa Adriana può essere raggiunta sia con l’auto che con i mezzi pubblici.

Auto: prendere l’A24 fino al casello Tivoli, seguire la strada Maremmana Inferiore fino alla frazione di Tivoli-Villa Adriana e seguire i cartelli per la Villa.

Mezzi Pubblici:

  • Metro B da Roma a Ponte Mammolo e poi Bus Co.Tra.L. via Prenestina con fermata a 300 metri da Villa Adriana
  • Bus Co.Tra.L. via Tiburtina con fermata Tivoli-Villa Adriana + 2 km a piedi

Biglietti

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A cura di Olga De Blasio
Dottoressa magistrale in Filologia, Letterature e Civiltà del Mondo Antico

  1. Historia Augusta, Vita Hadriani, XXVI, 5
  2. “Villa Adriana. Nuove scoperte nel segno della magnificenza” – Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, 11/02/2021 – Link

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