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Carcere Mamertino

Carcere Mamertino

Esplora il Carcere Mamertino, situato nel cuore del Foro Romano. Scopri la sua evoluzione storica, dalle origini arcaiche al passaggio a luogo di culto, e vivi l’esperienza di un percorso guidato che svela misteri, affreschi e testimonianze di una Roma antica e profonda.

  • Posizione
    Foro Romano, vicino al Campidoglio

  • Costruito da
    Origini risalenti all'età regia, con successive ristrutturazioni repubblicane

  • Cosa vedere
    Carcere Mamertino (Tullianum), affreschi e reperti storici

  • Apertura
    Tutti i giorni, 9:00 - 17:00

  • Prezzo
    Da 10 euro

  • Come arrivare
    Stazione Metro: Colosseo (blu)

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Storia del Carcere Mamertino

Il Carcere Mamertino, noto anche come Carcere Tulliano, rappresenta uno degli edifici più antichi e carichi di stratificazioni storiche di Roma. La sua evoluzione, che abbraccia dall’epoca arcaica alla trasformazione cristiana e medievale, testimonia l’incessante riadattamento degli spazi urbani romani nel corso dei millenni.

Origini e Epoca Arcaica

Il nucleo più antico del complesso, il cosiddetto Tullianum, ha origini che risalgono all’età del Ferro, probabilmente nel VII–VIII secolo a.C. Secondo le tradizioni, questo ambiente fu inizialmente scavato nelle cave naturali di tufo, integrate poi nella cinta muraria di età regia che delimitava il Campidoglio. Le evidenze archeologiche, tra cui reperti scheletrici, suggeriscono che il sito fosse già utilizzato come luogo di detenzione sin dalle prime fasi della storia romana.

Alcune fonti antiche attribuiscono la costruzione del Tullianum a figure legate al periodo monarchico – tradizionalmente ad Anco Marzio o, secondo altre ipotesi, a Servio Tullio – da cui deriverebbe anche il nome “Tulliano”. Un’altra interpretazione, più legata alle tradizioni cristiane medievali, collega il termine a una sorgente d’acqua (dal latino tullus) che scaturiva nel sito, funzione che contribuì poi all’associazione con il culto e le leggende legate a San Pietro.

Periodo Repubblicano e Prime Modifiche

Nel corso della Repubblica, il carcere venne utilizzato come luogo di detenzione per i nemici dello Stato e per prigionieri di massima sicurezza. Sebbene il sistema giuridico romano non prevedesse la detenzione come pena ordinaria – privilegiando sanzioni quali multe, esili o la pena capitale – il Carcere Mamertino fu impiegato per incarcerare figure di spicco, tra cui senatori coinvolti in congiure e capi di popolazioni nemiche.

Durante questo periodo il complesso subì modifiche funzionali che lo integrarono nell’assetto urbano del Foro Romano. L’ubicazione, lungo il Clivus Argentario (ex Clivus Lautumiarum), e la vicinanza a importanti edifici istituzionali (come la Curia e le tribune) ne sottolineano il ruolo di centro amministrativo e simbolico della giustizia pubblica.

Periodo Imperiale: Restauri e Funzioni di Stato

Con l’avvento del regime imperiale, il carcere fu ulteriormente modificato e valorizzato. Durante il I secolo d.C. si intervenne per edificare una facciata in travertino, nella quale furono incisi i nomi di consoli – tra cui Caio Vibio Rufino e Marco Cocceio Nerva – che intervennero nei lavori di restauro sotto l’imperatore Tiberio. Queste opere non solo ne rafforzarono la struttura, ma ne sancirono anche l’importanza come luogo di detenzione degli avversari dello Stato.

Il complesso, nel contesto degli edifici di sicurezza e controllo dell’Antica Roma, fu impiegato per rinchiudere prigionieri illustri, tra cui figure come Vercingetorige e altri condannati per tradimento o insurrezioni. Tale uso sottolinea il ruolo strategico e simbolico del Carcere Mamertino come “prigione di stato”.

Trasformazione Cristiana e Medioevo

A partire dal IV secolo, con l’avvento e la diffusione del cristianesimo, il carcere subì una trasformazione simbolica. Nel corso dell’età medioevale, le leggende cristiane iniziarono a collegare il sito all’imprigionamento degli apostoli, in particolare di San Pietro, anche se le fonti storiche non confermano con certezza tali eventi.

In questo periodo il complesso venne progressivamente riadattato: le cellule e alcune aree furono convertite in cappelle, dando vita a culti locali e a pratiche devozionali. È in quest’epoca che il nome “Carcere Mamertino” si fissa nel lessico, evidenziando la stratificazione di significati – storico, religioso e leggendario – che ancora oggi caratterizza il sito.

Le opere murarie e le modifiche apportate nei secoli successivi (fino al VI d.C.) testimoniano una continua reinterpretazione funzionale dell’area, che fu oggetto di interventi di consolidamento e di riqualificazione per adeguarla alle nuove esigenze urbanistiche e religiose della Roma medievale.

Epoca Moderna e Stato Attuale

Nel corso dei secoli successivi, il complesso fu oggetto di ulteriori interventi di restauro e di reinterpretazione. Durante il Rinascimento e in epoca barocca, il Carcere Mamertino venne riscoperto come testimonianza della storia antica e integrato nel percorso di valorizzazione dei monumenti romani.

Nel periodo moderno, le attività di scavo e di ricerca hanno permesso di chiarire ulteriormente la stratificazione architettonica del sito, evidenziando il nucleo originario arcaico e le successive modifiche repubblicane e imperiali. Queste indagini hanno inoltre rivelato tracce di antichi affreschi e di iscrizioni che testimoniano la lunga storia di prigionia e di trasformazione del luogo.

Oggi il complesso, di proprietà del Vicariato di Roma, è visitabile come museo, permettendo a studiosi e turisti di immergersi in un percorso che intreccia storia, religione e mito, e che rappresenta uno dei pochi resti tangibili della struttura penitenziale dell’antica Roma.

Ricerche e scavi

Campagna di scavo del 2000

Nel 2000 sono state avviate le prime indagini sistematiche nel complesso del Carcere Mamertino. Durante questa campagna sono state scoperte murature e resti costruttivi che attestano la stratificazione del sito fin dall’epoca regia e repubblicana. In particolare, è stato recuperato un reperto ceramico risalente all’VIII secolo a.C. e sono stati rinvenuti tre scheletri (di un uomo, una donna e una bambina) la cui datazione mediante radiocarbonio colloca la loro presenza tra l’810 e il 820 a.C. Questi ritrovamenti hanno fornito preziose informazioni sulle fasi costruttive iniziali e sull’uso originario del complesso.

Campagna di scavo del 2010

Nel 2010 una seconda campagna di scavo ha ulteriormente chiarito la complessa stratificazione del Carcere Mamertino. In questa fase, sono emersi elementi strutturali come una massiccia pavimentazione, parte integrante del sistema fondazionale del complesso, che testimonia l’organizzazione edilizia repubblicana e imperiale. Inoltre, sono stati rinvenuti affreschi e altri reperti decorativi di epoca cristiana, indicativi della successiva trasformazione del sito in luogo devozionale, a partire dal IV secolo d.C.

Integrazione museale e apertura al pubblico

Le ricerche condotte hanno permesso di definire un percorso museale che illustra l’evoluzione del Carcere Mamertino dalla sua origine proto-urbana fino alla trasformazione in luogo di culto. Il nuovo percorso, elaborato in collaborazione tra la Sovrintendenza Archeologica di Roma e l’Opera Romana Pellegrinaggi, è stato presentato al pubblico il 20 gennaio 2011 durante una visita guidata alla stampa. Questa iniziativa ha consentito ai visitatori di comprendere la complessa stratificazione storica del sito e di apprezzare l’evidenza dei molteplici interventi costruttivi e riconversioni funzionali che lo hanno caratterizzato nel corso dei secoli.

Prigionieri illustri

L’antico Carcere Mamertino è testimone di una lunga tradizione di detenzioni riservate a figure considerate minacce per lo Stato o per l’ordine pubblico dell’antica Roma. In questo luogo, che ha visto scorrere i secoli, furono rinchiusi prigionieri di grande spessore politico e militare, la cui incarcerazione sottolinea la funzione repressiva e simbolica di questo istituto penitenziario. Di seguito vengono esaminati alcuni dei prigionieri più noti, con un’analisi del contesto storico e delle circostanze che portarono alla loro detenzione.

Gaio Sempronio Gracco (121 a.C.)

Gaio Sempronio Gracco, una figura di spicco della riforma agraria repubblicana, fu incarcerato nel 121 a.C. per le sue riforme volte a riequilibrare il potere economico e sociale in Roma. La sua prigionia evidenzia l’uso del Carcere Mamertino come strumento per reprimere chi metteva in discussione l’ordine stabilito, segnando un momento cruciale nella lotta tra le forze populiste e l’aristocrazia senatoria.

Giugurta (104 a.C.)

Giugurta, re della Numidia, fu catturato nel 104 a.C. a seguito delle campagne militari romane. Durante la sua detenzione, secondo alcune fonti, egli si distinse per il suo spirito ironico, commentando le dure condizioni della prigione con la celebre battuta: «Come è freddo questo vostro bagno, Romani!». Il suo caso illustra la severità delle misure adottate contro i nemici esterni, consolidando il potere romano attraverso l’esempio del trionfo militare.

Lentulo e Cetego (63 a.C.)

Nel 63 a.C., Publio Cornelio Lentulo Sura e Gaio Cornelio Cetego, associati alla congiura di Catilina, furono imprigionati nel Carcere Mamertino. La loro detenzione rappresenta un esempio emblematico della repressione politica romana contro coloro che, percepiti come traditori della Repubblica, venivano isolati in attesa dell’esecuzione della pena capitale.

Vercingetorige (46 a.C.)

Vercingetorige, il celebre re dei Galli, fu catturato nel 46 a.C. dopo la decisiva battaglia di Alesia e successivamente rinchiuso nel Mamertino. La sua prigionia fu simbolo della vittoria romana contro le tribù galliche e servì come monito per eventuali oppositori futuri, sottolineando il potere militare e l’autorità imperiale di Roma.

Seiano e i suoi figli (31 d.C.)

Nel 31 d.C., Seiano, prefetto del pretorio di Tiberio, insieme ai suoi figli, fu condannato e imprigionato per gravi infrazioni contro l’ordine pubblico. Il loro caso evidenzia come il Carcere Mamertino venisse utilizzato non solo contro nemici esterni, ma anche contro figure interne all’apparato statale che venivano ritenute pericolose per la stabilità politica e sociale dell’Impero.

Simone di Giora (71 d.C.)

Simone di Giora, noto per aver difeso Gerusalemme durante l’assedio del 71 d.C., fu imprigionato nel Mamertino dopo la sconfitta dei ribelli. La sua detenzione riflette la politica romana di repressione delle insurrezioni provinciali e testimonia il rigido regime di controllo esercitato dall’Impero sui territori in rivolta.

Apostoli Pietro e Paolo (secondo la tradizione cristiana)

La tradizione cristiana narra che anche gli apostoli Pietro e Paolo furono imprigionati nel Carcere Mamertino, sebbene le fonti storiche siano incerte su questo episodio. Secondo la leggenda, durante la prigionia Pietro compì il miracolo della sorgente, facendo sgorgare acqua dalla roccia per conferire il sacramento del battesimo ai carcerieri convertiti. Questa narrazione ha contribuito a elevare il Mamertino a luogo di grande importanza simbolica e spirituale nella storia della cristianità.

Descrizione e struttura

Il Carcere Mamertino è situato sotto la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, ai piedi del Colle Capitolino. La sua ubicazione, testimonia il legame originario del complesso con il centro giuridico e politico della città antica.

Ingresso

L’accesso al complesso avviene attraverso l’ingresso sul piano di strada sotto la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, edificata nel XVI secolo.

La facciata attuale, realizzata in blocchi bugnati di travertino e decorata con una cornice parzialmente originale che riporta le iscrizioni dei consoli Rufinio e Nerva, risale all’inizio dell’età imperiale. Essa ricopre una struttura muraria più antica, costruita in blocchi di tufo tipico della cosiddetta “Grotta Oscura”, che rappresenta il nucleo originario del complesso prigioniero.

Ambienti interni

Dall’ingresso, probabilmente realizzata in epoca moderna, si accede a una stanza di forma trapezoidale, coperta da una volta a botte. Questa sala, realizzata in opera quadrata con grossi blocchi di tufo di Monteverde e tuffo rosso dell’Aniene, è databile al II secolo a.C. ed era destinata a fungere da ingresso principale: l’accesso originario, infatti, avveniva attraverso una piccola porticina murata posta al livello superiore del piano di calpestio. Da questa porta si accedevano anche le “lautumiae”, ambienti originariamente scavati nelle cave di tufo e adibiti a funzioni detentive.

Un foro nel pavimento, oggi chiuso da una grata, costituiva l’unico accesso esterno all’area sottostante, ora raggiungibile tramite una scala moderna. Quest’area inferiore, denominata Tullianum, rappresenta la parte più antica del complesso. Il Tullianum si caratterizza per la sua forma semicircolare (con un segmento a est mancante) ed è realizzato in blocchi di peperino disposti in opera quadrata, senza l’uso di malta. La struttura muraria, che alcuni studiosi ritengono originariamente concepita come un elemento decorativo attorno a una cisterna – il “tullus” – dove filtrava naturalmente l’acqua, testimonia l’uso iniziale dell’ambiente come luogo di detenzione per i condannati a morte. La funzione prigione si articolava in base alla durata della detenzione: per alcuni il trattenimento era breve, seguito da esecuzioni immediate dopo le processioni trionfali, mentre in altri casi, come quello di Vercingetorige, la permanenza poteva protrarsi per anni.

Elementi decorativi e testimonianze artistiche

All’ingresso del Mamertino, sulla parete destra, si distingue una cornice verticale in tufo sotto la calce, che ospita un dipinto raffigurante Cristo che poggia con delicatezza la mano sulla spalla di San Pietro, il quale, con un sorriso accennato, sembra benedire chi varca la soglia. Questa rappresentazione, innovativa e non riscontrabile in altre testimonianze iconografiche, offre un punto di contatto tra la tradizione cristiana e la memoria antica del sito. Sul lato opposto, invece, è presente un affresco che potrebbe rappresentare la Madonna della Misericordia, eseguito con un manto rosso dominante e una serie di volti femminili parzialmente visibili. L’affresco include anche elementi architettonici, come il Campidoglio con uno degli archi del Tabulario e una torre, e si ritiene risalga a un periodo compreso tra l’XI e il XIII secolo, sebbene lo stato di conservazione ne renda difficile una precisa datazione.

Stratificazione storica e significato simbolico

Il complesso del Carcere Mamertino è un palinsesto storico, dove le strutture murarie delle epoche arcaica e repubblicana si intrecciano con modifiche e aggiunte medievali. Le evidenze strutturali, come il Tullianum scavato nella cinta muraria di età regia e i successivi interventi di consolidamento, testimoniano il ruolo centrale che questo sito ha avuto fin dall’antichità, sia in funzione detentiva sia come luogo di culto. La presenza di una sorgente naturale all’interno del Tullianum, probabilmente dedicata a una ninfa delle acque sotterranee, ha contribuito a modellare le successive interpretazioni religiose del sito, in particolare la leggenda che narra dell’impronta lasciata da San Pietro durante la sua presunta prigionia.

Visitare il Carcere Mamertino

Il Carcere Mamertino è oggi accessibile al pubblico attraverso percorsi guidati studiati per valorizzare la stratificazione storica di questo complesso monumentale. La visita offre un’esperienza immersiva che permette di scoprire, passo dopo passo, le diverse fasi evolutive – dalla sua origine arcaica fino alle trasformazioni medievali – e di comprendere il ruolo che il sito ha avuto nella storia giuridica e religiosa di Roma.

Percorso e modalità d’accesso

L’ingresso al Carcere Mamertino avviene lungo via di San Pietro in Carcere e via Clivio Argentario. I visitatori, previa prenotazione, sono accolti da guide specializzate che illustrano il contesto storico e le peculiarità architettoniche del complesso.

Cosa si può vedere

Durante la visita il percorso museale si suddivide in tappe ben definite:

  • La facciata antica
    L’ingresso principale è contraddistinto da una facciata in blocchi bugnati di travertino, con una cornice parzialmente originale riportante le iscrizioni dei consoli dell’inizio dell’età imperiale. Questa struttura nasconde un nucleo murario ancora più antico, risalente all’epoca della “Grotta Oscura”.
  • La stanza d’ingresso
    Da un’apertura ristrutturata in epoca moderna, si accede a una sala trapezoidale coperta da una volta a botte, realizzata con grandi blocchi di tufo di Monteverde e tuffo rosso dell’Aniene, databile al II secolo a.C. In origine, l’accesso avveniva attraverso una piccola porticina murata, che conduceva alle “lautumiae”, ambienti originariamente scavati nelle cave di tufo e destinati a funzioni detentive.
  • Il Tullianum
    Il percorso prosegue con la discesa verso il Tullianum, la parte più segreta del complesso. Questo ambiente, di forma semicircolare (con un segmento a est mancante) e realizzato in blocchi di peperino, era originariamente concepito – secondo alcune ipotesi – come elemento di contenimento di una cisterna per il raccolto naturale dell’acqua. Qui venivano rinchiusi i condannati a morte, per detenzioni brevi o prolungate, a seconda della gravità del reato.
  • Elementi decorativi e affreschi
    All’ingresso del complesso, sulla parete destra, spicca un’iconografia unica: un dipinto, incorniciato in tufo, raffigura Cristo che posa con delicatezza la mano sulla spalla di San Pietro, offrendo un punto di contatto tra la tradizione cristiana e la memoria antica del sito. Sul lato opposto, un affresco in stile medievale – caratterizzato da toni intensi e da una composizione che richiama il Campidoglio – testimonia l’evoluzione iconografica che ha interessato il complesso nel corso dei secoli.

Esperienza del visitatore e informazioni pratiche

La visita al Carcere Mamertino è parte integrante di un percorso museale più ampio che comprende anche altri siti archeologici della zona, offrendo un quadro completo della storia di Roma antica e medievale.

  • Biglietti e tour: L’accesso è riservato a visite guidate, per le quali è necessaria la prenotazione anticipata. I biglietti includono la spiegazione dettagliata dei vari ambienti, supportata da pannelli informativi e da tecnologie multimediali che consentono di apprezzare in maniera completa la stratificazione storica e artistica del sito.
  • Durata e modalità: La visita, che dura generalmente da 60 a 90 minuti, permette di esplorare con calma ogni area del complesso. Durante il percorso, le guide illustrano aneddoti storici, il significato simbolico delle opere e la funzione originale di ciascun ambiente, creando un’esperienza culturale e immersiva.

Questo itinerario rappresenta un’opportunità unica per immergersi nel passato di Roma, osservando come le tracce dell’antichità e del medioevo si fondano in un unico monumento, ancora oggi capace di stupire e di trasmettere il fascino di una storia millenaria.

Carcere Mamertino: opinioni e commenti

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