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La storia della Volta della Cappella Sistina narra due fasi differenti. Una precedente, del XV secolo ed una risalente all’inizio del XVI secolo, realizzata da Michelangelo.
La prima decorazione pittorica della Volta della Cappella Sistina risale al 1481 e venne commissionato da papa Sisto IV. La Volta venne decorata con un cielo stellato dal pittore amerino Piermatteo di Manfredi, detto Piermatteo d’Amelia o da Amelia (Amelia, 1445-1448 – 1508 c.a.).
Nell’incisione in fig.1, si può notare la Volta della Cappella Sistina decorata con il cielo stellato, la presenza delle due finestre sul muro ovest (eliminate successivamente da Michelangelo) e la transenna in posizione centrale (successivamente spostata verso l’ingresso sul muro est).
Durante i primi anni del 1500 la Volta della Cappella Sistina subì danni dovuti all’instabilità delle fondamenta, ereditate dall’antica Cappella Magna, risalenti alla fine del 1200. Probabilmente dovuti ai lavori per la nuova Basilica di San Pietro, distante pochi metri. Le decorazioni di Piermatteo d’Amelia risultarono irrimediabilmente rovinate da uno squarcio nella Volta.
La Volta venne ripristinata dal Bramante utilizzando una serie di catene metalliche e tamponando con malta e mattoni la crepa. L’allora papa Giulio II decise quindi di ridecorare la Volta, affidando il lavoro a Michelangelo Buonarroti. Quest’ultimo era fuggito qualche mese prima a Firenze per via del suo profondo dissenso e delusione nei confronti di Giulio II, reo di aver bloccato i lavori della tomba papale che si sarebbe dovuta collocare nella Basilica di San Pietro (venne poi realizzata in forma ridotta dallo stesso Michelangelo negli ultimi anni di vita e collocata nella basilica di San Pietro in Vincoli).
Ma l’ambiziosità del progetto convinse Michelangelo a tornare a Roma, ed il contratto venne firmato tra il marzo e l’aprile 1508.
Scultore, pittore, architetto e poeta italiano, Michelangelo Buonarroti (Caprese, 6 marzo 1475 – Roma, 18 febbraio 1564) è colui che dipinse la meravigliosa Cappella Sistina. Fu lo stesso artista a realizzare il David, il Mosè, la Pietà e la Cupola di San Pietro.
Mentre il capomastro fiorentino Piero di Jacopo Rosselli preparava le superfici della cupola, Michelangelo occupò i primi mesi nella realizzazione dei disegni preparatori. Il progetto iniziale prevedeva la rappresentazione dei dodici apostoli sugli ampi troni architettonici che sovrastano i peducci, mentre la Volta era decorata da elementi geometrici.
Purtroppo la maggior parte dei disegni preparatori vennero bruciati su richiesta dello stesso Michelangelo, secondo quanto affermato dal suo biografo Giorgio Vasari. Pare che Michelangelo non volesse che il pubblico avesse la consapevolezza della mole di lavoro che gli fu necessaria per la realizzazione delle sue opere, il che avrebbe potuto ridimensionare l’idea di genio creativo a lui attribuita. Una ulteriore ipotesi è che l’artista non volesse che artisti concorrenti avessero potuto utilizzare le bozze preparatorie a fini di studio (non a caso, due giovani scultori rubarono 60 disegni preparatori nel suo laboratorio di Firenze, poi restituiti).
Sono giunti sino a noi unicamente due disegni preparatori.
Il primo mostra uno dei dodici apostoli sopra i peducci (dove oggi si trovano i veggenti). Si tratta probabilmente di un nudo seduto e sono ben visibili gli elementi geometrici di cui si sarebbe dovuta comporre la Volta. Il disegno è conservato al British Museum di Londra (1508). Inchiostro scuro (studio della volta) e gesso nero (braccia e mani, presumibilmente da attribuire alla figura di Adamo) 1.
Il secondo mostra uno studio per le nicchie, conservato oggi al Detroit Institute of Arts di Detroit, nel Michigan, USA. Databile 1508. Inchiostro scuro e gessetto su carta vergata.
Una primo progetto per l’impalcatura necessaria per raggiungere agevolmente la cupola venne ideato dal Bramante. Si trattava di un ponteggio sospeso da funi ancorate al soffitto. Criticato da Michelangelo per via degli inevitabili buchi dove sarebbero stati inseriti i ganci, venne sostituito da un suo progetto alternativo.
Quest’ultimo era un ponteggio in legno ancorato sui muri laterali della cappella attraverso capriate autoportanti. Tale soluzione copriva metà della cappella Sistina e consisteva in sei coppie di capriate che sorreggevano a loro Volta una superficie calpestabile a gradoni.
Se da un lato tale soluzione era pratica perché copriva una superficie molto ampia, dall’altro obbligava l’artista a condizioni di lavoro e posizioni del corpo dure. L’illuminazione naturale era inoltre pressoché inesistente ed era necessario supplire con candele e lampade, che creavano una illuminazione disomogenea.
La realizzazione dell’opera procedette dalla parete della porta di ingresso in direzione della parete dell’altare.
La prima stesura dell’intonaco a base di malta di calce e pozzolana (al posto di calce miscelata con sabbia) non fu una scelta felice. La miscela troppo diluita e la fase lenta di asciugatura portò la comparsa di muffa. Fu necessario rimuovere integralmente l’intonaco e stenderlo nuovamente. L’intonaco definitivo era una miscela ideata da Jacopo Torni (detto Jacopo Fiorentino o l’Indaco, allievo di Domenico Ghirlandaio) di calce e pozzolana su letto di arriccio realizzato usando la medesima miscela. Solo nella zona delle lunette venne usata la polvere di marmo, senza strato di arriccio 2.
Per la trasposizione sull’intonaco dei disegni preparatori vennero utilizzati da Michelangelo due metodi differenti.
Lo spolvero. Si tratta della realizzazione di una serie di fori eseguiti con un punteruolo seguendo le linee del disegno realizzato in scala 1:1. Tali punti di riferimento venivano poi evidenziati sull’intonaco sbattendo sul disegno un sacchetto di fine polvere nera di carbone. È il metodo usato soprattutto per la trasposizione di disegni che necessitavano di maggiore accuratezza, come mani e volti.
Incisione indiretta (o ricalco). Metodo usato principalmente per gli elementi centrali come la Creazione. Prevede la trasposizione sull’intonaco direttamente da cartone, ricalcando con una punta metallica i contorni dei disegni.
Il 26 giugno 1511, papa Giulio II della Rovere torna a Roma da Rimini per indire l’apertura del Concilio Ecumenico (Concilio Lateranense V, finalizzato al ritorno ad un unità ecclesiastica) che si sarebbe svolto l’anno successivo nella Basilica di San Giovanni in Laterano. In tale occasione egli fece smontare le impalcature per scoprire la prima metà dei lavori realizzati da Michelangelo che venne visionata dal papa tra il 14 e il 15 agosto dello stesso anno.
Tale occasione fu preziosa per lo stesso artista per aggiornare le dimensioni delle figure per il prosieguo dei lavori, in quanto esse risultavano piuttosto piccole e poco leggibili.
Ad ottobre 1512 Michelangelo invia una missiva al papa, informandolo che la Cappella Sistina è stata completata. L’opera venne conclusa da Michelangelo nel 1512, poco meno di un anno prima che il papa Giulio II morisse (21 febbraio 1513).
Il 31 ottobre dello stesso anno la cappella venne riaperta in occasione della celebrazione della liturgia dei Vespri, alla vigilia della festa di Ognisanti.
Le lunette rappresentano la cornice semicircolare attorno all’arco delle finestre delle pareti laterali della Cappella Sistina, posizionate sopra alle nicchie dei pontefici. Nonostante non facciano parte tecnicamente della Volta, sono state inserite in questa pagina per via della coerenza iconografica con il resto della Volta.
Le lunette della Cappella Sistina vennero dipinte da Michelangelo usando la stessa impalcatura in legno a capriate realizzata per la pittura della Volta. Sono gli affreschi realizzati in maniera più sbrigativa, a tal punto che non fu utilizzato alcun sistema di trasposizione sull’intonaco, se non per le targhe centrali.
Esse rappresentano, così come per le vele, le generazioni degli Antenati di Cristo. Sui lati di ogni lunetta sono rappresentate singole figure sedute, divise da targhe che li identificano in latino.
Così come per i papi nelle lunette, la progressione delle lunette va letta in maniera alternata a partire dalla parete dell’altare verso la parete d’ingresso.
Si fa presente che le prime due lunette sul muro dell’altare siano state eliminate dallo stesso Michelangelo nel 1537 per la stesura dell’intonaco finalizzato alla realizzazione del Giudizio Universale.
Le vele sono gli spazi dalla superficie concava di forma triangolare che raccordano le pareti laterali della Cappella Sistina con la Volta a botte ribassata. Come le sottostanti lunette, rappresentano le quaranta generazioni degli antenati di Cristo, ripresi dal Vangelo di Matteo.
Rappresentano composizioni di gruppi familiari, uomini e donne che rappresentano l’umanità ed il succedersi delle generazioni. Ogni vela è sormontata da due nudi bronzei in posa simmetrica tra loro e da bucrani (teschi di buoi, che rappresentano rituali sacrificali).
La Volta è divise orizzontalmente in nove riquadri, che mostrano le storie della Genesi, disposte in ordine cronologico partendo dalla parete dell’altare. Si tratta di cinque riquadri più grandi contenenti ognuna due figure intervallati da quattro riquadri più piccoli contenenti una cornice circondata da due medaglioni e da quattro figure sedute.
La Creazione di Adamo è la composizione più famosa della Volta, e rappresenta l’incontro tra il divino l’umano ed il momento della creazione. Adamo, disteso sulla terra, tende la mano verso il divino avvolto da un drappo di colore rosa, fino a toccargli le dita.
Si tratta della serie di affreschi che decora i peducci, ovvero i capitelli pensili posti fra una vela e l’altra. Nello spazio fra due plinti con finti altorilievi di putti a coppie, vengono rappresentati i veggenti, ovvero sibille e profeti, affiancati ognuno da un paio di giovani assistenti.
La Volta della Cappella Sistina subì diversi interventi di restauro negli anni. Le ragioni non furono unicamente da individuare nel naturale deterioramento degli affreschi e dei colori, ma anche nello stato strutturale della Cappella Sistina. Nel 1522, a soli nove anni dalla conclusione dei lavori crollò l’architrave sulla parete d’ingresso (uccidendo una guardia svizzera), mentre durante il conclave del 1523 ci furono importanti cedimenti sulla Volta.
Vennero iniziati nel 1543 i primi lavori di restauro.
Durante il conclave del 1565 si aprirono grandi squarci, sempre sulla Volta.
Nel 1625 venne affidato un restauro a Simone Lagi, il cui compito fu quello di rimuovere la patina scura depositatasi negli anni sugli affreschi con un panno di lino e mollica di pane.
Tra il 1710 ed il 1713 un nuovo restauro fu affidato al pittore Annibale Mazzuoli, che fu eseguito in collaborazione con il figlio usando spugne intinte nel “vin greco” e ridipingendo i particolari, compresi alcuni andati perduti a causa dell’efflorescenza del salnitro (fenomeno di evaporazione di acqua di cristallizzazione all’esterno dell’intonaco, che provoca il distacco della superficie).
Tra il 1935 ed il 1938 il laboratorio di restauro dei Musei Vaticani avviò un’ulteriore fase di risanamento e pulizia delle superfici sulla porzione est della Cappella.
Nel 1979 ebbe inizio la più grande impresa di restauro della Volta della Cappella Sistina. Tale lavoro venne affidato ad un team di esperti guidati da Gianluigi Colalucci, sulla base delle linee guida scritte nel 1978 dall’archeologo e direttore del Laboratorio Vaticano per il Restauro dei Dipinti Carlo Pietrangeli.
Per il restauro vennero realizzati dei ponteggi di alluminio agganciati alle pareti laterali della Cappella utilizzando gli stessi fori nei muri utilizzati per i ponteggi di Michelangelo.
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