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Göbeklitepe: l’enigma di un luogo sacro

25 Ottobre - 2 Marzo 2025

Göbeklitepe: l’enigma di un luogo sacro è un evento di rilievo dal 25/10/2024 al 2/3/2025 presso il Anfiteatro Flavio (Colosseo). Questa rassegna punta a far luce sull’importanza del celebre sito preistorico in Anatolia sudorientale, svelando i segreti di uno dei più antichi complessi rituali conosciuti, capace di riscrivere intere pagine sulla nascita della società umana.

Colosseo | Göbeklitepe: l’enigma di un luogo sacro.
L’allestimento, progettato appositamente per seguire il profilo ellittico del Colosseo, include riproduzioni fedeli delle iconiche colonne e dei complessi circolari di Göbeklitepe

Un luogo capace di affascinare e spiazzare chiunque ne scopra l’esistenza. Con i suoi imponenti pilastri a forma di T, alcune iscrizioni enigmatiche e una serie di rilievi raffiguranti animali, Göbeklitepe emerge come uno dei più grandi misteri dell’archeologia mondiale. Nel corso degli scavi, avviati sul finire del Novecento, è emersa l’ipotesi che quest’area fosse un primissimo centro di culto e aggregazione, risalente a circa dodicimila anni fa.

L’insieme di questi dati ha spinto gli studiosi a rivedere le ipotesi consolidate sullo sviluppo della società umana in epoca Neolitica. Ed è proprio in virtù di tali sorprendenti scoperte che, a partire dal 25 ottobre 2024, il Colosseo ospiterà la mostra intitolata “Göbeklitepe: l’enigma di un luogo sacro”, aperta al pubblico fino al 2 marzo 2025, rendendo omaggio a uno dei siti più affascinanti e dibattuti dell’archeologia contemporanea.

Una scoperta che riscrive la storia

La vicenda di Göbeklitepe si snoda a partire dai primi anni Novanta, quando l’archeologo tedesco Klaus Schmidt iniziò le indagini nell’area di Nevali Çori, in Turchia. Dopo essersi imbattuto in alcuni rilievi e frammenti di pietra dall’aspetto insolito, egli comprese di trovarsi di fronte a un sito di portata straordinaria. Sin da subito, era evidente che queste strutture megalitiche fossero molto più antiche di altre celebri architetture preistoriche. La datazione al radiocarbonio ha poi suggerito un periodo compreso tra il X e il IX millennio a.C., una collocazione temporale che precede di millenni monumenti quali Stonehenge e le piramidi egizie.

Schmidt, che dedicherà il resto della sua carriera a tale ricerca, sostenne l’ipotesi di un uso rituale di Göbeklitepe. Il sito sembrava infatti concepito per ospitare cerimonie, banchetti collettivi o vere e proprie celebrazioni di carattere sacro, con la presenza di ampi spazi circolari delimitati da massicci pilastri disposti a formare anelli concentrici. Alcuni ipotizzano che potesse trattarsi di un centro di pellegrinaggio neolitico, in cui clan e tribù si radunavano a scadenze regolari.

Le origini del sito e la sua importanza

L’area di Göbeklitepe si trova nel cuore dell’Anatolia sudorientale, nei pressi della città di Şanlıurfa. Per la sua estensione e per l’elevato numero di strutture circolari, oggi in larga parte ancora interrate, molti studiosi la considerano la più antica “acropoli” sacra dell’umanità. Il ritrovamento di manufatti e reperti che attestano tecniche avanzate di lavorazione della pietra rivela il grado di sofisticazione raggiunto dagli artigiani e dalle comunità neolitiche dell’epoca.

Una delle questioni più discusse riguarda il ruolo che questi centri di aggregazione spirituale avrebbero avuto nel favorire la transizione dall’economia di caccia e raccolta all’agricoltura. Secondo alcune linee di ricerca, proprio la necessità di radunarsi in luoghi di culto su larga scala avrebbe spinto i gruppi umani a organizzarsi in forme di insediamento stabili, dove migliorare e intensificare le tecniche di coltivazione. Göbeklitepe, in quest’ottica, testimonia un passaggio cruciale, in cui i rituali sacri si saldano alla nascita di comunità strutturate.

L’approccio di Klaus Schmidt

Nonostante i precedenti scavi condotti da équipe locali, fu Klaus Schmidt a intuire la reale portata archeologica di Göbeklitepe. Il suo approccio multidisciplinare, basato su un’analisi integrata di archeologia, paleobotanica e antropologia, ha aperto nuovi orizzonti di ricerca. L’impiego di metodi di documentazione digitali e la collaborazione con istituzioni internazionali hanno reso il lavoro di Schmidt un modello per gli studi futuri. Alla sua morte, avvenuta nel 2014, il testimone è passato ad altri esperti che, tuttavia, si rifanno al metodo da lui consolidato, proseguendo il paziente scavo di quest’area ancora in parte misteriosa.

Interpretazioni e controversie

Non manca chi avanza teorie meno convenzionali. Alcuni ipotizzano funzioni politiche o addirittura astronomiche, mentre altri sostengono che i bassorilievi di animali stilizzati abbiano un profondo significato simbolico connesso alla cosmologia di popoli protostorici. A prescindere da come lo si legga, Göbeklitepe mette alla prova le certezze degli studiosi, riaccendendo il dibattito su tempi e modalità di sviluppo della civiltà e sulla nascita del senso religioso nella storia umana.

La mostra “Göbeklitepe: l’enigma di un luogo sacro” al Colosseo

L’esposizione “Göbeklitepe: l’enigma di un luogo sacro” prenderà ufficialmente il via il 25 ottobre 2024 negli spazi dell’Anfiteatro Flavio. Sarà un percorso immersivo che metterà in relazione le testimonianze archeologiche provenienti dalla Turchia con l’architettura monumentale del Colosseo, in un dialogo ideale fra due luoghi simbolici, distanti tra loro oltre diecimila anni ma accomunati da un’idea di spazio condiviso e sacralizzato dalla presenza collettiva.

Grazie alla collaborazione di istituzioni e musei di primo piano, il visitatore potrà seguire il filo conduttore che unisce l’ambito neolitico alle forme più mature della civiltà urbana. L’allestimento punta a enfatizzare l’aspetto enigmatico di Göbeklitepe, illustrando, attraverso pannelli esplicativi e ricostruzioni grafiche, il senso di scoperta che ha guidato i primi ricercatori e che continua tuttora a stupire l’opinione pubblica.

Il percorso espositivo

Il cuore dell’iniziativa è rappresentato da una serie di sezioni che coprono altrettanti temi cruciali: dalle origini del sito ai metodi di scavo, passando per le differenti teorie avanzate sugli usi e i significati di Göbeklitepe. Ciascuna sezione permetterà di avvicinarsi non soltanto alla cronologia e ai reperti archeologici, ma anche alla dimensione simbolica e rituale, evidenziata dalle decorazioni e dalle strutture architettoniche circolari.

Per favorire un approccio più immediato, si è deciso di mettere in parallelo i risultati della ricerca condotta sul campo con i racconti di viaggio di alcuni esploratori moderni, che hanno documentato la regione anatolica anche in chiave etnografica. Questa scelta contribuisce a collocare i ritrovamenti all’interno di una storia millenaria, evidenziando continuità e fratture nei culti e nelle pratiche religiose.

Aree tematiche principali

Il percorso è suddiviso in diverse aree, fra cui:

  • L’emergere di un centro rituale: una panoramica sulle prime fasi di scavo e sulle ipotesi che hanno subito indicato la funzione cerimoniale del luogo.
  • Pilastri e rilievi: uno spazio dedicato all’analisi dei caratteristici pilastri a forma di T e alle raffigurazioni di animali che compaiono sulle superfici, tra cui volpi, serpenti, cinghiali e avvoltoi.
  • Strumenti e manufatti: sezione dove si approfondiscono i reperti litici e ceramici, piccoli frammenti di uso comune che aiutano a comprendere la quotidianità dell’epoca.
  • L’interpretazione simbolica: si esplorano le teorie sulla funzione “totemica” di alcune immagini e le possibili connessioni con le pratiche spirituali dei popoli neolitici.

In ogni area, materiali multimediali e ricostruzioni in 3D offriranno un supporto didattico e suggestivo, rendendo più accessibile un contesto altrimenti arduo da immaginare, data l’estrema lontananza nel tempo.

Le opere in esposizione e il contesto archeologico

I curatori della mostra hanno collaborato con diversi enti di ricerca per selezionare i reperti più rappresentativi di Göbeklitepe. In particolare, saranno esposte riproduzioni di alcuni fra i pilastri più suggestivi, realizzate grazie a tecnologie laser che ne hanno colto ogni dettaglio. Tali riproduzioni, a grandezza naturale, offrono al pubblico l’opportunità di osservare da vicino le finiture, i bassorilievi di animali e il caratteristico profilo a T, cercando di ricreare l’emozione di trovarsi di fronte agli originali, conservati in Turchia e non trasportabili per motivi di tutela.

Oltre a tali copie fedeli, il percorso include una selezione di manufatti originali, frutto di campagne di scavo che hanno portato alla luce oggetti di uso quotidiano, armi litiche e resti faunistici. Parte di questi reperti era probabilmente associata alle pratiche rituali o ai banchetti collettivi che, secondo molti studiosi, venivano celebrati all’interno dei recinti megalitici. Il contesto archeologico di Göbeklitepe dimostra come le società neolitiche avessero già sviluppato competenze avanzate nella lavorazione e nel trasporto di blocchi di pietra di dimensioni considerevoli, ricorrendo a tecniche che ancora oggi stupiscono per precisione ed efficacia.

Ricostruzioni e reperti

La proposta espositiva, pur non potendo mostrare ogni singolo reperto rinvenuto a Göbeklitepe, ricorre a precise ricostruzioni virtuali e plastici di supporto. Grazie a riprese fotografiche effettuate in situ, il visitatore potrà immergersi visivamente in un’area archeologica straordinaria, comprendendo la sua conformazione originale e cogliendo le relazioni topografiche tra i diversi recinti circolari. Alcune sale esibiscono filmati e time-lapse che illustrano l’andamento degli scavi nel corso dei decenni, mettendo in risalto la portata delle scoperte.

Non mancano videointerviste a esponenti di spicco dell’archeologia internazionale, che offrono diversi punti di vista sulle peculiarità di Göbeklitepe. Pur nella varietà delle prospettive, emerge un filo conduttore comune: la certezza che quest’area sacra abbia sovvertito convinzioni a lungo radicate riguardo l’ordine cronologico di sviluppo delle prime civiltà.

Un allestimento immersivo

Il concept dell’allestimento punta a stabilire una relazione diretta tra l’architettura austera del Colosseo e i recinti neolitici di Göbeklitepe. Varcando gli ingressi di questa esposizione, il pubblico attraverserà ambienti volutamente “minimali”, in cui la penombra e un sapiente uso dell’illuminazione mirano a richiamare l’atmosfera arcana di un santuario preistorico. Il tutto è pensato per favorire una fruizione contemplativa, in cui i contenuti scientifici e i dati storici non tolgono spazio all’impatto emotivo.

Sfruttando la spazialità monumentale dell’Anfiteatro Flavio, alcuni reperti saranno collocati in punti strategici, in modo che il visitatore possa cogliere la continuità ideale tra luoghi di aggregazione simbolica separati da migliaia di anni di storia. Una sottile colonna sonora, ispirata a sonorità rudimentali e tribali, accompagnata a proiezioni di paesaggi anatolici, completerà l’ambientazione.

Motivi per scoprire Göbeklitepe

Visitare questa mostra consente di comprendere come la cosiddetta “culla della civiltà” non sia un luogo univoco, bensì un mosaico di aree e culture che, in epoche differenti, hanno fornito contributi decisivi all’evoluzione dell’uomo. Göbeklitepe rappresenta uno degli snodi fondamentali del nostro passato remoto, non soltanto per la sua antichità ma anche per l’inedito quadro culturale che propone, fatto di rituali complessi, architetture monumentali e una visione condivisa dello spazio sacro.

L’allestimento, ospitato in un monumento iconico quale il Colosseo, arricchisce l’esperienza di visita con il confronto diretto tra due luoghi-simbolo, lontani per cronologia e funzione, ma vicini per la capacità di radunare migliaia di individui in un unico contesto, che sia esso sacro o profano. Non c’è dubbio che **Göbeklitepe** abbia incoraggiato una profonda revisione di molte teorie relative alla Proto-storia e alla nascita delle prime strutture organizzative.

Perché visitare l’esposizione

La scelta di dedicare un evento a Göbeklitepe all’interno di un polo attrattivo come l’Anfiteatro Flavio risponde al desiderio di avvicinare il grande pubblico a uno dei temi più affascinanti dell’archeologia moderna. Non si tratta solo di svelare le antiche radici della civilizzazione umana, ma anche di mostrare come la ricerca scientifica sia in costante evoluzione, rimodellando le nostre convinzioni grazie a nuove scoperte e interpretazioni. In questo senso, l’esposizione non si limita a presentare fatti e dati, bensì invita a una riflessione sul modo in cui costruiamo il nostro racconto del passato.

A supportare il taglio divulgativo dell’iniziativa, intervengono testimonianze di studiosi che hanno speso decenni tra scavi e indagini sul campo, fornendo una prospettiva privilegiata sullo sforzo collettivo necessario per portare alla luce un sito di tali dimensioni. L’approfondimento delle cronache e dei progetti di recupero, inoltre, aiuta a comprendere anche i risvolti legati alla tutela del patrimonio culturale, soprattutto in territori segnati da contesti geopolitici complessi.

Una finestra sul Neolitico

Negli ultimi anni, Göbeklitepe è stato spesso descritto come “il primo tempio della storia”, definizione che sintetizza la sua importanza nel quadro della storia antica. Entrando in questa “finestra sul Neolitico”, il pubblico potrà immaginare un’umanità che muoveva i primi passi verso forme sociali più ampie, organizzate attorno a ritmi agricoli e a rituali comuni. Seppur il velo di mistero non sia ancora dissolto, i risultati delle indagini scientifiche aprono spiragli fondamentali per comprendere la genesi di usi e costumi che caratterizzano ancora oggi le società moderne.

Vengono messe in luce, inoltre, le modalità attraverso cui i nostri antenati hanno tratto beneficio dalle risorse naturali, stabilendo un rapporto complesso con il paesaggio circostante. L’elevata concentrazione di fauna selvatica raffigurata sui pilastri suggerisce, per esempio, una conoscenza dettagliata della fauna locale, oltre che una probabile connessione rituale con le specie più rappresentative della regione.

L’uso di simili “icone animali” potrebbe rispecchiare credenze totemiche, o costituire una forma di narrazione collettiva delle esperienze di caccia e sopravvivenza. Questi aspetti, mostrati in maniera diretta o evocati dalle installazioni, gettano luce sui processi di definizione dell’identità di gruppo, ben prima dell’invenzione della scrittura.

Ricerche e studi scientifici

In un’epoca in cui l’archeologia è sempre più connessa alle scienze naturali, Göbeklitepe è divenuto un laboratorio a cielo aperto per vari settori disciplinari. Paleoantropologi, geologi, archeobotanici e climatologi lavorano congiuntamente per tracciare un quadro organico del passato. L’interesse per la conservazione delle strutture e per lo studio dei pollini, delle ossa animali e dei sedimenti stratigrafici, rende questo sito un caso di studio esemplare, da cui attingere dati fondamentali anche per la comprensione delle dinamiche climatiche del passato.

Nella mostra, il visitatore potrà scoprire non solo la dimensione monumentale di Göbeklitepe, ma anche i risvolti microstratigrafici, come la presenza di certi pollini che attestano particolari coltivazioni, o la distribuzione di ossa animali in aree delimitate, che potrebbe confermare l’esistenza di cerimonie collettive. Questi dettagli, sovente trascurati nell’immaginario comune, rivelano invece la complessità della ricerca, necessaria per interpretare un’epoca che non disponeva di fonti scritte.

Non sono rari, in tal senso, i momenti di revisione delle ipotesi iniziali: ogni stagione di scavi consegna nuovi dati, che possono corroborare o ribaltare teorie già affermate. È proprio questo carattere dinamico che rende affascinante il settore archeologico, spingendo gli studiosi a un costante dialogo con un passato ancora pieno di domande irrisolte.

Göbeklitepe costituisce, quindi, una vera e propria sfida per gli specialisti, i quali devono bilanciare rigore metodologico e spirito innovatore. L’esposizione all’Anfiteatro Flavio intende mostrare al pubblico la complessità di tali indagini, illustrando la catena di competenze che congiunge i siti preistorici agli istituti di ricerca più avanzati, dai laboratori di analisi del DNA antico ai più moderni centri di calcolo per la datazione delle rocce.

La risonanza contemporanea

L’interesse contemporaneo per Göbeklitepe non si deve soltanto alla sua fama di monumento “più antico del mondo”, ma è anche legato alla volontà di riscoprire radici comuni che possano incoraggiare uno sguardo unitario sulla storia dell’uomo. In un’epoca di rapida globalizzazione, la curiosità verso i primi siti cerimoniali è sintomo di un desiderio collettivo di tornare alle origini, interpretandole come momento unificante di culture e tradizioni, prima che si specializzassero in una moltitudine di riti e credenze religiose.

Il dibattito verte anche su questioni di politica culturale. Dal 2018, Göbeklitepe è entrato a far parte del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, un riconoscimento che ha favorito la valorizzazione del sito, aumentando il flusso di visitatori nella regione. Tuttavia, l’afflusso turistico deve essere bilanciato con l’esigenza di preservare strutture antichissime, estremamente fragili, che rischiano di degradarsi se soggette a stress ambientali e antropici. La mostra al Colosseo consente, in questo senso, di comprendere meglio il significato della protezione di tali luoghi, un impegno che chiama in causa non soltanto gli studiosi, ma anche il grande pubblico e le istituzioni.

Da un punto di vista strettamente artistico, i bassorilievi di animali e le forme astratte dei pilastri di Göbeklitepe hanno ispirato la creatività di artisti contemporanei, fotografi e performer, affascinati dalla potenza simbolica di questi segni primordiali. Negli ultimi anni, infatti, sono sorti vari progetti interdisciplinari, dove arte e scienza si incontrano per veicolare una riflessione sulla nostra eredità comune. Anche tali aspetti trovano spazio in questa esposizione, completando il quadro con una dimensione più legata alla cultura visiva odierna.

La rilevanza odierna di Göbeklitepe è dunque molteplice: da un lato, è un simbolo di come la ricerca archeologica possa cambiare radicalmente la nostra comprensione del passato; dall’altro, è un esempio di come il patrimonio culturale possa farsi catalizzatore di sviluppo locale e di incontro tra mondi differenti, ponendo l’accento sulla necessità di una corretta conservazione e di una fruizione responsabile.

Uno sguardo al futuro

Nell’arco dei secoli, molte civiltà sono fiorite e tramontate sulle pianure della Mezzaluna Fertile, senza però lasciare un documento così eloquente delle proprie credenze. Göbeklitepe rappresenta una “firma” materiale, un indelebile segno di come, già in epoche remotissime, l’uomo avesse sviluppato la capacità di costruire spazi comuni dedicati al culto o alla celebrazione di riti. Ogni nuova campagna di scavo, ogni passo avanti delle tecnologie di analisi e ogni scoperta in laboratorio aggiungono un tassello al mosaico della nostra preistoria, lasciando intravedere un intero capitolo di storia ancora da riscrivere.

La mostra “Göbeklitepe: l’enigma di un luogo sacro” intende stimolare in ciascun visitatore la consapevolezza di questa eredità unica e, nello stesso tempo, fragile. L’iniziativa fornisce uno sguardo ravvicinato alle trasformazioni che caratterizzarono la proto-storia, invitando il pubblico a riflettere sul ruolo cruciale che la memoria collettiva ha nel definire l’identità di ogni comunità. L’allestimento, attraverso installazioni multimediali e apparati didattici, rende accessibili i risultati di un dibattito scientifico ancora aperto, in cui l’interpretazione di ogni reperto non è mai definitiva, ma si evolve con l’avanzare della ricerca.

In ultima analisi, la visita costituisce un’occasione rara di confronto diretto con la **forza evocativa** di un sito archeologico che sembra sfidare ogni schema cronologico: i **pilastri** preistorici si ergono come sentinelle di un passato che, pur lontanissimo, si fa presente ogni volta che l’uomo riscopre le proprie radici e si interroga sui misteri che ancora avvolgono la sua storia più antica.

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