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Architettura instabile. Diller Scofidio + Renfro

25 Ottobre - 23 Marzo 2025

MAXXI - Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo. Via Guido Reni, 4 A

La nuova mostra “Architettura instabile. Diller Scofidio + Renfro”, al MAXXI di Roma dal 25 ottobre 2024 al 23 marzo 2025, celebra l’approccio sperimentale e multidisciplinare di uno dei più influenti studi di architettura contemporanea. Un percorso che illumina la relazione fluida tra spazio, corpo e tecnologia attraverso installazioni immersive e performance artistiche, invitando a riconsiderare i confini tra arte e progetto.

Architettura instabile. Diller Scofidio + Renfro al MAXXI di Roma
Foto © Musacchio, Pasqualini & Fucilla/MUSA, courtesy Fondazione MAXXI

Un’architettura che non si limita a definire lo spazio, ma ne fa emergere le tensioni nascoste, i movimenti e le dinamiche inaspettate: è questo il fulcro della mostra “Architettura instabile. Diller Scofidio + Renfro”, ospitata al MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma dal 25 ottobre 2024 al 23 marzo 2025.

Pensata come un’esperienza immersiva che trascende l’ordinario concetto di esposizione, l’evento vuole avvicinare il pubblico alla poetica di uno tra i più rinomati studi di progettazione, da sempre noto per l’indagine sui limiti tra architettura, performance e installazione. Attraverso installazioni video, percorsi sonori e opere site-specific, si esplora la capacità del costruito di interagire con il corpo umano e con l’ambiente urbano, rivelando una prospettiva unica sulla continua evoluzione del fare architettonico.

Diller Scofidio + Renfro: visione architettonica contemporanea

Il collettivo e il dialogo tra le discipline

Dietro la sigla Diller Scofidio + Renfro si cela un collettivo americano di architetti, designer e artisti che, a partire dagli anni ’70, ha contribuito in modo radicale alla ridefinizione dei concetti di spazio e architettura contemporanea. Il gruppo, inizialmente noto come Diller + Scofidio, si è poi evoluto includendo nuovi partner e consolidando una pratica multidisciplinare che attraversa campi come l’urbanistica, la scenografia, l’installazione interattiva, la performance e il mondo delle arti visive.

La loro attenzione si concentra sull’analisi critica degli ambienti costruiti, in relazione sia al corpo sia alla mente, esplorando i modi in cui l’uomo vive e percepisce lo spazio circostante. In questo senso, l’opera di Diller Scofidio + Renfro si colloca in una posizione peculiare all’interno del panorama internazionale, affrontando tematiche che spaziano dalla sostenibilità sociale all’impiego poetico della tecnologia, con un occhio sempre rivolto all’innovazione formale.

Approccio sperimentale e influenza sulla cultura del progetto

Il contributo teorico e pratico offerto da Diller Scofidio + Renfro va ben oltre la realizzazione di edifici o installazioni scenografiche: essi propongono un continuo spostamento di prospettiva, traducendo in forme spaziali gli stimoli provenienti dal cinema, dalla danza, dall’arte e persino dalle tecnologie digitali più avanzate. “Architettura come performance” è da sempre un leitmotiv della loro pratica, capace di nutrire un dibattito culturale che pone in primo piano il concetto di interattività e l’importanza del coinvolgimento diretto dello spettatore.

Tale approccio sperimentale ha influenzato non soltanto colleghi e professionisti attenti alle nuove tendenze, ma ha anche coinvolto istituzioni museali, spingendole a rivedere i tradizionali modelli espositivi. Numerosi musei internazionali, grazie alle installazioni firmate dal collettivo, hanno scorto un potenziale inedito nell’uso degli ambienti e nella partecipazione del pubblico, rendendo i propri spazi luoghi di ricerca e contaminazione continua. In questa cornice, la mostra al MAXXI offre uno sguardo privilegiato su un pensiero progettuale che ha già marcato profondamente il panorama dell’arte e dell’architettura negli ultimi decenni, e che continua a ridefinirsi grazie a un incessante dialogo con la realtà circostante.

La mostra “Architettura instabile” al MAXXI

Un percorso tra installazioni, performance e video

“Architettura instabile” rappresenta una sintesi di installazioni immersive, performance artistiche, documentazioni fotografiche e materiali video che illustrano l’evoluzione del linguaggio sperimentale di Diller Scofidio + Renfro. Le sale del MAXXI diventano un teatro di interazioni e scoperte: il visitatore, più che osservare passivamente le opere, è invitato a lasciarsi coinvolgere dai dispositivi espositivi concepiti per ridefinire la percezione del corpo nello spazio.

L’allestimento si sviluppa come un viaggio sensoriale, in cui il movimento, la luce e i suoni modulano l’esperienza architettonica, amplificandone l’impatto emotivo. Ogni tappa del percorso rivela un tassello della complessa ricerca portata avanti dal collettivo, che negli anni ha indagato temi quali la trasparenza fisica e concettuale, l’uso creativo della tecnologia e l’impiego di materiali non convenzionali. La mostra non si limita alla semplice esposizione di progetti costruiti: essa predilige la dimensione performativa, mettendo in scena processi interattivi che svelano come l’architettura possa trasformarsi in un evento dinamico, mutevole e temporaneo.

Sezioni tematiche e opere in evidenza

All’interno di “Architettura instabile” si distinguono diverse sezioni, ciascuna focalizzata su uno specifico aspetto della poetica di Diller Scofidio + Renfro. In una prima area, ad esempio, vengono presentati alcuni dei lavori più celebri che mettono in luce l’attenzione al rapporto tra spazio pubblico e sfera privata. Si potranno ammirare documentazioni su interventi urbani che rivelano come un luogo apparentemente rigido possa essere riletto in chiave partecipativa, dando voce a comunità e cittadini spesso invisibili.

Un altro segmento della mostra è dedicato ai progetti che esplorano la relazione con la natura e con l’uso sostenibile delle risorse, evidenziando come l’architettura possa assumere un ruolo di “sensore” dei fenomeni ambientali e sociali. Qui emergono installazioni che pongono lo spettatore di fronte ai limiti fisici del proprio corpo, innescando una riflessione sull’ecologia, sull’urbanizzazione selvaggia e sul confine sempre più sottile tra artificio e ambiente. L’accento è posto sulla capacità di far convivere linguaggi eterogenei, dando forma a esperienze che, partendo dalla ricerca formale e tecnologica, si caricano di significati profondamente etici e culturali.

L’architettura come evento performativo

L’interazione con lo spazio urbano

Uno dei tratti distintivi dell’approccio di Diller Scofidio + Renfro è il superamento dell’idea di edificio come oggetto fisso, stabilmente ancorato al suolo, per abbracciare invece la nozione di *architettura come esperienza collettiva*. Questa visione comporta un costante dialogo con i fenomeni urbani, con le modalità di aggregazione sociale e con le infrastrutture di trasporto, allo scopo di creare spazi ibridi capaci di stimolare nuove pratiche e relazioni.

Nella loro produzione, progetti come la High Line di New York o l’installazione “Blur Building” a Expo 2002 in Svizzera rappresentano un emblema di come l’architettura possa ridefinire i limiti tra interno ed esterno, costruito e naturale, proponendo una nuova grammatica del paesaggio urbano. Pur non essendo fisicamente presenti in questa mostra al MAXXI, tali realizzazioni costituiscono un riferimento fondante per comprendere la poetica di Diller Scofidio + Renfro. Nello scenario romano, il carattere dialogico tra passato e futuro offre ulteriori spunti di riflessione, mostrando come le stratificazioni storiche e culturali della città possano trasformarsi in una piattaforma fertile per nuove sperimentazioni.

Sperimentazione di materiali e linguaggi

La performance architettonica non si esaurisce nella dimensione urbana, ma si estende all’impiego di materiali innovativi e di linguaggi che oltrepassano i canoni dell’architettura tradizionale. La scelta di superfici riflettenti, tessuti interattivi e supporti digitali si accompagna a un uso poetico della luce e del suono, trasformando gli ambienti in palcoscenici di continue mutazioni sensoriali.

All’interno dell’itinerario espositivo, alcune installazioni rievocano interventi in cui la densità dell’aria o la presenza di cortine d’acqua diventa il vero elemento costruttivo, sfidando l’idea stessa di “muro” o “confine”. In altre, i visitatori si trovano invitati a riconsiderare la propria postura, il proprio modo di camminare o di guardare, a seconda dei segnali luminosi o acustici disseminati lungo il percorso. Si delinea così un dialogo continuo tra il corpo e lo spazio, tra l’intenzione di chi progetta e la risposta di chi vive l’esperienza. Questo tipo di architettura instabile è, in definitiva, un’esortazione a rimettere in discussione ogni certezza sui ruoli e sulle funzioni dell’oggetto architettonico, restituendo centralità alla dimensione sensibile e relazionale dell’abitare.

Perché visitare la mostra e riflettere sulla contemporaneità

Un’occasione di confronto con l’innovazione

Visitare “Architettura instabile” significa entrare in contatto con un modo nuovo di concepire il fare architettonico, che abbatte le barriere tra diversi campi espressivi e invita a un confronto diretto con le sfide del presente. Tra installazioni immersive, video e documenti storici, il pubblico esplora non solo progetti concretamente realizzati, ma anche concept in grado di anticipare le evoluzioni future. Tale ricchezza espressiva e speculativa testimonia la costante ricerca di forme di coinvolgimento umano e la volontà di rinnovare la funzione sociale dell’architettura.

In questo scenario, l’appuntamento al MAXXI di Roma diventa un momento cruciale per quanti si interrogano sulla necessità di ampliare la definizione di “museo” e di “spazio pubblico”. La scelta di ospitare “Architettura instabile” all’interno di un’istituzione dedicata al XXI secolo svela l’intento di favorire un dibattito che abbracci non soltanto i tecnici e gli appassionati del settore, ma anche chiunque sia interessato a comprendere in che modo l’arte e il progetto possano confrontarsi con i rapidi cambiamenti della società contemporanea.

Un ponte tra Roma antica e la Roma del futuro

Il contesto romano offre un affascinante contrasto tra la grandiosa eredità di architettura storica e la necessità di innovazione tecnologica proiettata verso il domani. Esponendo la ricerca di Diller Scofidio + Renfro in un museo come il MAXXI, la mostra crea un ponte ideale tra passato e futuro, stimolando la curiosità su come le città possano evolversi senza tradire la propria identità. Se da un lato Roma è universalmente nota per la sua stratificazione archeologica e i monumenti iconici, dall’altro necessita di rileggere le sue dinamiche urbane attraverso uno sguardo all’avanguardia.

Le opere in esposizione rivelano soluzioni progettuali che si confrontano con la complessità dei contesti metropolitani, trasformando le barriere in opportunità e i vincoli in stimoli. In un’epoca in cui il dibattito sulla sostenibilità, sulla rigenerazione urbana e sulla partecipazione civica è più che mai vivo, “Architettura instabile” invita a riflettere sul ruolo di un’architettura “viva”, capace di assecondare le trasformazioni socio-culturali e di generare sinergie con il patrimonio esistente. È un invito a pensare alla città come a un ecosistema in costante mutamento, in cui il passato può coesistere con il futuro senza che l’uno soffochi l’altro, ma piuttosto dando vita a contaminazioni virtuose che alimentano la ricchezza dell’esperienza urbana.

In definitiva, l’evento al MAXXI costituisce un’occasione preziosa per chiunque desideri sperimentare un percorso espositivo innovativo e interrogarsi sulle infinite possibilità che emergono dall’incontro tra arte, architettura e società contemporanea. Grazie al linguaggio sperimentale di Diller Scofidio + Renfro, si dischiudono nuove prospettive e si rinnova la consapevolezza dell’architettura come pratica relazionale, capace di parlare al presente e di immaginare scenari futuri inediti.

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