27 Novembre - 30 Marzo 2025
Palazzo delle Esposizioni. Via Nazionale 194
La mostra “Elogio della diversità. Viaggio negli ecosistemi italiani” al Palazzo delle Esposizioni di Roma offre un percorso immersivo e affascinante dedicato alla ricchezza naturale del nostro Paese. Un itinerario che esplora ambienti e paesaggi unici, con lo scopo di valorizzare l’inestimabile patrimonio di **biodiversità** che contraddistingue l’Italia.
L’evento si presenta come un invito alla scoperta di una ricchezza naturale che spesso passa inosservata. L’esposizione, aperta dal 27 novembre 2024 al 30 marzo 2025 presso il Palazzo delle Esposizioni, accompagna il visitatore in un articolato itinerario che attraversa le diverse regioni ambientali del nostro Paese. L’intento è quello di mostrare la complessità di flora e fauna italiane, rivelando come esse abbiano saputo adattarsi a territori che spaziano dalle coste marine alle cime montane, dai boschi secolari alle aree umide. Curata dal National Biodiversity Future Center, la mostra si concentra su installazioni, immagini e video che offrono una comprensione profonda degli ecosistemi nostrani, promuovendo riflessioni sull’importanza di salvaguardare un patrimonio vivente di straordinario valore culturale, scientifico e artistico.
L’Italia vanta una straordinaria eterogeneità di paesaggi, frutto di millenni di interazioni fra fattori ambientali, climatici e storici. Non a caso, la Penisola è un vero e proprio punto d’incontro fra l’Europa continentale e il bacino del Mediterraneo, rendendo la sua biodiversità tra le più ricche a livello mondiale. Nel corso dei secoli, questo mosaico di ambienti ha dato vita a numerose specie autoctone di piante, animali e microrganismi, molte delle quali impossibili da rintracciare altrove. Il fascino risiede nella coesistenza di montagne impervie, pianure fertili, coste frastagliate e profonde vallate fluviali, ognuna con specifiche caratteristiche climatiche che determinano un proprio equilibrio ecologico.
Allo stesso tempo, l’Italia è anche la culla di un patrimonio culturale che affonda le radici in civiltà antichissime. Questa dualità, ambientale e storica, ha contribuito a forgiare un legame profondo fra popolazioni umane e natura: un rapporto di reciproca dipendenza, in cui il paesaggio si modella secondo i bisogni antropici, ma al contempo gli uomini sono chiamati a rispettare i ritmi e le complessità della vita naturale. Tale eredità ha sostenuto nel tempo una visione del territorio come spazio da valorizzare e tutelare, evitando lo sfruttamento indiscriminato delle risorse.
Nell’ambito di questa mostra, la diversità biologica non è soltanto un concetto astratto, ma un tessuto vitale che si rivela nelle opere presentate. Gli allestimenti mirano infatti a mostrare in modo tangibile come ogni singolo ambiente ospiti una varietà di organismi perfettamente adattati, in costante interazione fra loro. Si comprende così che la ricchezza di specie non è soltanto una somma numerica, ma una rete complessa di rapporti che determina l’equilibrio complessivo. L’idea di fondo è che ogni ecosistema sia un microcosmo in cui la presenza o l’assenza di una specie può provocare effetti profondi sulle altre.
Una delle chiavi di lettura che il percorso espositivo offre è il confronto fra ecosistemi apparentemente lontani. Per esempio, le Alpi e le Isole possono sembrare realtà opposte, eppure l’arco alpino e gli arcipelaghi tirrenici condividono l’esigenza di preservare l’equilibrio fra le diverse forme di vita. Dalle piante pioniere che resistono ai climi estremi in alta quota, agli organismi marini che popolano le praterie di posidonia, ognuno racconta un frammento di questa diversità unitaria. L’osservatore viene così condotto a riflettere sulle connessioni che collegano i vari ambienti naturali, dove processi come l’impollinazione, la migrazione e la circolazione dei nutrienti si muovono liberamente, abbattendo barriere geografiche spesso ritenute invalicabili.
Nell’articolazione degli spazi del Palazzo delle Esposizioni, una specifica sezione è dedicata alle foreste italiane, in cui la presenza di faggi, abeti, lecci e querce diventa emblema della nostra biodiversità arborea. Qui, installazioni luminose e video illustrano la vita sotterranea delle radici, in rapporto con funghi e batteri essenziali alla fertilità dei suoli. Il visitatore scopre come gli alberi, da sempre considerati monumenti naturali, si fondino su una complessità ecologica in cui le interazioni con il micro-mondo risultano fondamentali per la sopravvivenza dell’intero bosco.
Lungo le sezioni dedicate alle aree litoranee, si rivela un altro aspetto peculiare della ricchezza italiana: la varietà di zone costiere caratterizzate da dune sabbiose, lagune e falesie. In questi contesti, la convivenza tra piante endemiche, uccelli migratori e organismi marini si fa specchio di un paesaggio dinamico, continuamente rimodellato da venti, correnti e depositi alluvionali. Il sistema dunale, ad esempio, ospita specie vegetali estremamente resistenti, in grado di radicarsi su terreni sabbiosi e salini, offrendo poi riparo a insetti e piccoli vertebrati. È una realtà fragilissima, che trova nell’esposizione un’occasione per riaffermare la necessità di una tutela integrata, dove l’opera dell’uomo sia in sintonia con l’evoluzione naturale.
Il ruolo del National Biodiversity Future Center (NBFC) è centrale nella concezione e realizzazione di questo evento. Il NBFC è un ente che si propone di promuovere studi e iniziative legate alla protezione delle risorse naturali, con un approccio multidisciplinare che collega la ricerca scientifica alla divulgazione culturale. L’obiettivo è avvicinare il pubblico a tematiche complesse come i cambiamenti climatici, l’estinzione delle specie e la conservazione degli habitat, incoraggiando comportamenti orientati alla sostenibilità.
Attraverso la mostra, il NBFC illustra diverse progettualità in corso, che spaziano dal monitoraggio dei corridori ecologici alla definizione di strategie di conservazione per la fauna selvatica. Viene presentata una selezione di dati e modelli che mettono in luce la delicatezza di certi ecosistemi, soprattutto di fronte a fenomeni di alterazione ambientale. L’intento è fornire un quadro aggiornato dell’impegno scientifico che si svolge quotidianamente, spesso lontano dai riflettori mediatici, ma essenziale per la salvaguardia della biodiversità.
I visitatori hanno l’opportunità di comprendere come la sinergia tra scienza e arte possa dar vita a un nuovo linguaggio espressivo, capace di parlare a tutte le generazioni. Nei pannelli illustrativi e nelle proiezioni interattive, i risultati di ricerche specialistiche si trasformano in narrazione visiva, facendo emergere l’importanza di ogni singolo organismo nel mantenimento dell’equilibrio generale. Questa chiave di lettura diventa particolarmente rilevante quando si affrontano tematiche legate alla perdita di habitat, alla frammentazione degli ecosistemi e all’impatto dell’inquinamento, elementi che minacciano la stabilità di intere popolazioni animali e vegetali.
L’evento è stato ideato seguendo una linea curatoriale ben definita, che vede la partecipazione di studiosi provenienti da diverse discipline, coordinati dallo staff del NBFC. Un ruolo di rilievo è ricoperto dal direttore del progetto, personalità di spicco nel campo della biologia ambientale, che ha più volte sottolineato l’importanza di un approccio sistemico allo studio degli ambienti naturali. L’intuizione che ha guidato la progettazione è la convinzione che la conoscenza scientifica trovi nel linguaggio artistico uno strumento privilegiato per raggiungere un’ampia platea, non limitandosi ai soli addetti ai lavori.
A sostegno di questa filosofia, il team curatoriale ha scelto di collaborare con un gruppo di fotografi, videomaker e artisti multimediali in grado di rappresentare gli ecosistemi italiani in forme inedite. Un esempio è l’uso di tecnologie immersive che permettono di “entrare” virtualmente nei luoghi più inaccessibili, come grotte carsiche o fondali marini, offrendo uno sguardo ravvicinato a organismi che difficilmente vivono sotto i riflettori della divulgazione tradizionale. Tale approccio, in cui scienza e creatività dialogano in modo intenso, rispecchia la missione del NBFC di coniugare ricerca e innovazione educativa.
La scelta di ospitare l’evento al Palazzo delle Esposizioni di Roma non è casuale. Questa istituzione culturale ha una lunga tradizione nell’accogliere rassegne di respiro internazionale, attuando una politica espositiva aperta all’interdisciplinarità. Le sue ampie sale permettono di allestire installazioni di grande impatto scenografico, favorendo un percorso coinvolgente che rispetta la varietà dei temi affrontati. Inoltre, la posizione centrale nel cuore di Roma garantisce una visibilità significativa, rendendo il pubblico eterogeneo e non limitato ai soli appassionati di scienze naturali. Il risultato è una mostra che si inserisce armoniosamente nel panorama artistico della Capitale, con un risvolto di forte rilievo culturale e scientifico.
Il percorso concepito per “Elogio della diversità. Viaggio negli ecosistemi italiani” è strutturato in sezioni tematiche, pensate per accompagnare il visitatore alla scoperta di differenti ambienti naturali e delle loro peculiari caratteristiche. Si parte da un’introduzione generale che chiarisce il concetto di biodiversità, illustrando come la varietà di forme di vita costituisca la base per la stabilità di ogni ecosistema. Di sala in sala, il visitatore si trova immerso in scenografie che ricreano, in modo stilizzato ma efficace, i tratti distintivi dei territori rappresentati: suoni, luci e perfino profumi studiati per evocare sensazioni legate ai vari habitat.
La componente multimediale è uno degli elementi di forza dell’evento, grazie alla presenza di installazioni interattive che permettono di approfondire argomenti scientifici in modo dinamico. Schermi touch, mappe digitali e visori per la realtà virtuale mettono in evidenza la trasformazione che i diversi ecosistemi hanno subito nel tempo, mostrando l’evoluzione di paesaggi, specie animali e vegetali. L’immersione sensoriale è stata progettata per suscitare un impatto emotivo e suscitare interesse verso la complessità del mondo naturale.
Le prime sale sono dedicate agli ambienti montani, con particolare riferimento all’arco alpino e appenninico. Qui si mette in luce la capacità di adattamento delle specie che popolano i versanti rocciosi e i pascoli in quota: stambecchi, aquile reali, marmotte, ma anche una flora specializzata a sopravvivere in condizioni di bassa temperatura e radiazioni solari intense. Videoproiezioni di grande formato mostrano scorci mozzafiato, alternando immagini di crinali innevati e distese di rododendri in fiore.
Un aspetto cruciale, evidenziato da fotografie e infografiche, è l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi di montagna. Lo scioglimento dei ghiacciai e la risalita di alcune specie verso quote più elevate testimoniano come la fusione tra fattori naturali e azione antropica stia rimodellando questi scenari. Il visitatore è stimolato a riflettere sull’urgenza di interventi mirati alla riduzione delle emissioni e alla gestione sostenibile delle risorse idriche, spesso gestite in maniera poco oculata.
In una sezione complementare, viene illustrato il mondo delle foreste appenniniche, con particolare riferimento alle faggete vetuste e alle formazioni miste di latifoglie. Qui, le installazioni audiovisive riproducono il canto degli uccelli che popolano la volta arborea e il fruscio del vento fra i rami, invitando a cogliere la dimensione sonora tipica di questi habitat. L’obiettivo è mostrare come la stratificazione vegetale crei nicchie ecologiche per centinaia di specie, dalle minutissime forme di vita del sottobosco fino ai grandi mammiferi come il lupo.
Il percorso prosegue verso gli ambienti acquatici, con un’attenzione specifica alle acque costiere e alle zone umide interne. Vasche didattiche, realizzate attraverso video ad altissima definizione, ritraggono la variegata popolazione di pesci, coralli e molluschi che rendono il Mediterraneo uno dei mari più ricchi al mondo. Parallelamente, pannelli e fotografie raccontano le paludi, le lagune e i delta fluviali, soffermandosi sul ruolo di queste aree come “nursery” per uccelli migratori e altre forme di vita.
Una parte della sezione è dedicata al tema dell’inquinamento marino, mostrando con chiarezza le conseguenze dei rifiuti plastici sulla fauna. Grazie a ricostruzioni grafiche e testimonianze filmate, si evidenzia come frammenti di plastica siano presenti persino negli organismi planctonici. L’obiettivo non è suscitare allarmismo fine a se stesso, ma promuovere consapevolezza, evidenziando l’importanza di azioni concrete di recupero e riciclo dei materiali, nonché di interventi di monitoraggio continuo delle acque.
All’interno degli spazi dedicati alle zone umide, grande rilevanza viene attribuita alle rotte migratorie degli uccelli, che attraversano l’Italia durante i cambiamenti di stagione. Basti pensare a specie come il fenicottero rosa o l’airone rosso, la cui presenza in determinate aree costiere risulta cruciale per il mantenimento di equilibri biologici tanto delicati quanto spettacolari. Attraverso mappe interattive e fotografie naturalistiche di grande impatto, si sottolinea la fragilità di questi corridoi ecologici, dove l’alterazione di un singolo habitat può compromettere intere popolazioni di uccelli migratori.
Molti si chiedono quale possa essere la ragione di un’esposizione tanto focalizzata sul tema della biodiversità, in un contesto artistico-culturale come quello di Roma. La risposta risiede nel connubio tra estetica e divulgazione scientifica: attraverso l’esperienza sensoriale, il visitatore scopre la bellezza dei paesaggi, delle specie e degli equilibri naturali, maturando al contempo una coscienza più profonda sulle sfide che il nostro Paese deve affrontare. Non si tratta di un percorso didascalico, bensì di un viaggio emotivo che fa della meraviglia il punto di partenza per una più ampia riflessione sul ruolo della natura nella nostra vita.
La mostra offre così un’occasione per rinnovare lo stupore di fronte a ciò che spesso diamo per scontato: la straordinaria varietà di piante e animali che abitano gli ecosistemi italiani. L’approccio interdisciplinare, in cui dati scientifici si intrecciano a installazioni artistiche, consente di avvicinarsi al tema con una sensibilità rinnovata, superando barriere culturali che spesso relegano la scienza a un ambito puramente accademico. Il National Biodiversity Future Center evidenzia come la tutela della diversità biologica non sia un compito destinato unicamente a ricercatori o studiosi, ma una responsabilità che coinvolge la collettività nella sua interezza.
Oltre agli aspetti più prettamente artistici e scientifici, l’evento svolge un ruolo di primo piano nell’educazione delle nuove generazioni. Percorsi didattici appositamente strutturati accompagnano i gruppi di studenti, offrendo laboratori tematici e visite guidate che illustrano in modo interattivo il funzionamento degli ecosistemi. I curatori hanno, infatti, elaborato materiali ad hoc per coinvolgere i più giovani, con l’intenzione di stimolare un interesse duraturo per la natura e per la ricerca. Il Palazzo delle Esposizioni diventa così un luogo di incontro tra istituzioni scolastiche, famiglie e comunità scientifica.
La dimensione pubblica è un altro aspetto rilevante: la cultura della biodiversità trova in questa mostra un’occasione per diffondersi tra un pubblico ampio e variegato, non limitato al contesto accademico. Si auspica che i visitatori, una volta usciti dall’esposizione, diventino “ambasciatori” di un messaggio che sottolinea l’importanza di uno stile di vita responsabile. Le installazioni non sono semplici oggetti da guardare, ma veri e propri strumenti di riflessione, in grado di generare domande sul nostro rapporto con l’ambiente, sul consumo di risorse e sulle prospettive future di conservazione.
La forza del progetto risiede nell’aver saputo creare un ponte tra risultati di ricerche scientifiche d’avanguardia e la volontà di far conoscere tali scoperte alla società civile. In un’epoca in cui le questioni ambientali ricoprono una posizione di primo piano nell’agenda politica e mediatica, la mostra si pone come un invito alla responsabilità e alla partecipazione. L’idea portante è che solo attraverso la piena comprensione della biodiversità e dei suoi delicati equilibri si possa delineare un futuro sostenibile, in cui la natura venga percepita non come un elemento separato, ma come parte integrante del benessere collettivo.
Non va dimenticato l’impatto che l’arte esercita sui visitatori. Gli allestimenti, le luci e i suoni sono progettati per suscitare reazioni emotive, offrendo uno spazio di contemplazione estetica a fianco dell’approfondimento scientifico. Il percorso è concepito quasi come un racconto in cui ogni “capitolo” – dalle vette alpine fino alle profondità marine – invita a entrare in relazione con lo spirito del luogo. Ciò crea un legame tra le diverse sezioni, non frammentato ma coerente, accompagnando il pubblico in un viaggio complessivo che valorizza la unità degli ambienti italiani.
In quest’ottica, la meraviglia diventa un mezzo privilegiato per avvicinare le persone ai contenuti specialistici. Sia nel caso di proiezioni immersive, che riprendono la movimentazione di banchi di pesci nel mare aperto, sia nel caso di stampe fotografiche d’autore che catturano la luce nei boschi all’alba, si percepisce la volontà di trasmettere un messaggio unificato: il nostro Paese è una sinfonia di ecosistemi, un patrimonio che merita di essere esplorato, compreso e protetto.
L’allestimento presso il Palazzo delle Esposizioni mira a far sì che ogni stanza divenga un microcosmo da vivere in prima persona. La scelta di proiezioni ad alta definizione, abbinata a suoni ambientali registrati in aree protette e a ricostruzioni fedeli di elementi naturali, come rocce e tronchi, costituisce un modo per immergere il visitatore in una dimensione “altra”, simile a un viaggio virtuale attraverso luoghi iconici e meno noti del nostro territorio. Il concetto di viaggio è dunque centrale, non solo come metafora di scoperta ma anche come filo conduttore che unisce i diversi tasselli di un’esperienza culturale a 360 gradi.
Con queste premesse, “Elogio della diversità. Viaggio negli ecosistemi italiani” diventa un’occasione per rivalutare la nostra relazione con l’ambiente e per riconoscere il ruolo imprescindibile che la natura occupa nella definizione della nostra identità culturale. L’invito a partecipare alla mostra, aperta fino al 30 marzo 2025, è dunque rivolto a tutti coloro che desiderano ampliare lo sguardo sulla ricchezza naturale del Paese, non limitandosi a una fruizione superficiale, ma lasciandosi ispirare da una narrazione organica e multidisciplinare. L’ambizione è di coinvolgere il pubblico in una riflessione condivisa, che continui anche oltre la visita fisica e si estenda a comportamenti quotidiani più attenti e informati.
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