Scopriamo la storia di Roma, dall’età del ferro ai giorni nostri. Fondazione di Roma e origine del nome, il medioevo, il rinascimento, età moderna e contemporanea.
Luogo di origine della lingua latina, Roma è stata la culla dell’Impero romano che ha dominato a sud su tutto il bacino del Mediterraneo e il Nordafrica, a nord su una vasta area dell’Europa e ad est su sterminate zone dell’Asia fino alle Indie. È l’unica città al mondo ad ospitare nel suo territorio l’enclave della Città del Vaticano dello Stato Pontificio.
Anche se l’area di Roma è stata abitata fin dalla età del bronzo ( c. 1500 a.C. ), un agglomerato continuo ha avuto luogo solo tra l’VIII e il VII secolo a.C. con diversi villaggi inizialmente sui colli Palatino e Aventino e poi sull’Esquilino e il Quirinale.
I reperti archeologici e gli usi di queste comunità dimostrano che gruppi di estrazione culturale ben diversi, latini, sabini, hanno avuto un ruolo preponderante nella formazione della futura città.
L’Agricoltura e la pastorizia dei primi insediamenti furono gradualmente proposte ai vicini etruschi creando il tramite per avviare relazioni commerciali con loro. La fondazione della città politicamente unificata avvenne nel 753 a.C. sviluppandosi in pochi decenni fino a diventare una potente forza nell’Italia centrale.
Anche se sull’origine del nome Roma ne parlava perfino Cicerone già duemila anni fa, storici contemporanei e antichi hanno pareri divergenti sull’origine del nome ufficiale della città.
La tradizione più attendibile fa risalire il nome a Romolo, secondo la leggenda il fondatore della città nell’aprile del 753 a.C, che ribattezzò in suo onore il primo insediamento sul colle Palatino.
Dall’etrusco Ruma, potrebbe derivare Roma, un’evoluzione dei termini ruma, rumia e rumina, l’antica traduzione di mammella, quella della lupa che allattò i gemelli. Altra ipotesi trae origine dal grammatico latino Servio Mario Onorato, che ne caldeggiava la discendenza dall’antico nome del Tevere “Rumon” o “Rumen”.
Di nomi l’Urbe ne ha avuti tanti, alcuni noti come quello di Saturnia. Ovidio, nel “libro VI dei Fasti“, in un dialogo avuto proprio con la Dea Giunone cita “Se si considera la mia famiglia, sono la prima che ha reso padre Saturno, fui io infatti la prima figlia di Saturno. Dal nome di mio padre Roma era chiamata un tempo Saturnia, e per lui questa terra era la più cara al cielo”.
Il famoso poeta romano Orazio nei “Carmen saeculare” cita la celeberrima frase divenuta ormai parte della cultura popolare:
“POSSIS NHIL URBE ROMA VISERE MAIUS”
“TU NON POTRESTI VEDERE NULLA MAGGIORE DI ROMA”
Roma, la città eterna, viene descritta come il faro illuminante più longevo che l’uomo abbia mai conosciuto, il centro del mondo a cui, ancora oggi, attribuiamo l’origine della nostra civiltà.
Vari sono gli appellativi, tutti di derivazione latina, che caratterizzano Roma. Quelli più noti sono:
Urbs/Urbe (dal latino: “Città”), Roma era ritenuta la città per antonomasia, perché la parola Urbs già la definiva
Caput mundi (dal latino: “Capitale del mondo”), dovuto alla grandezza dell’Impero Romano nel mondo che fece di Roma una delle capitali più potenti nella storia,
Caput fidei (dal latino: “Capitale della fede”) e Città Santa, perché Roma da secoli è la sede principale del potere della Chiesa Cattolica
Urbs Aeterna (dal latino: “Città Eterna”), dal Libro delle elegie di Albio Tibullo “Romulus aeternae nondum formaverat urbis/moenia.” “Né ancora aveva Romolo innalzato le mura dell’Eterna Urbe”.
La fondazione di Roma ebbe inizio da un piccolo villaggio agricolo di capanne di paglia, ma col tempo sarebbe cresciuta fino a diventare una grande città. Come vuole la leggenda, Roma fu fondata da Romolo e Remo, figli gemelli di Rea Silvia e di Marte, il dio della guerra.
Ma un’altra leggenda circa la fondazione, raccontata nell’Eneide di Virgilio, ci indica che la città ha le sue origini dalla Grecia, da quando l’eroe troiano Enea, fuggendo dalla distruzione di Troia conquistata dai Greci, approdò sulle coste del Lazio e fondò Lavinium. Qui Enea sposò la principessa di un re italiano.
Col passare del tempo, Romolo e Remo, gemelli e discendenti di questo matrimonio, hanno fondato Roma. Romolo scelse il Colle Palatino, per il piccolo insediamento mentre Remo scelse il Colle Aventino.
Per questa lite Romolo, dopo aver ucciso il fratello Remo, si incoronò primo re della città, che da lui prese il nome. Il nuovo re iniziò a popolare il suo nuovo villaggio con contadini, schiavi, per la maggior parte uomini.
Questo ha creato un problema immediato, e Romolo aveva bisogno di donne affinché il villaggio potesse continuare oltre la sua generazione. La città, pur cresciuta rapidamente e militarmente, si è ben difesa da altre tribù confinanti ma andava incontro ad una minaccia dall’interno.
I militari di Romolo erano per lo più uomini originari dalla plebaglia e c’era una scarsità di donne. La città di Roma era in pericolo poiché questi pionieri non avrebbero avuto figli per portare avanti la loro eredità.
Il ratto delle Sabine fu ideato dallo stesso Romolo che ebbe l’idea di inviare ambasciatori presso i popoli vicini per formare alleanze e stipulare trattati che favorissero l’unione di nuovi matrimoni, ma ricevendo di contro un rifiuto assoluto da tutti. Il re non si perse d’animo e decise azioni più efficaci per garantire il futuro della sua città.
Organizzò dei giochi solenni, i Consulaia dedicati al Dio Conso, da identificare con Neptunus Equestris, ovvero Nettuno protettore dei cavalli e per celebrare questa divinità, Romolo decretò una giornata di sacrifici, giochi e spettacoli.
Furono inviati messaggeri ai popoli vicini per comunicare la festa e molti vennero a Roma. Una delle tribù vicine erano i Sabini la cui intera popolazione, comprese donne e bambini, venne in città.
Durante i giochi, al segnale di Romolo i suoi uomini dovevano afferrare le donne sabine non sposate e portarle via. Secondo alcuni storici il rapimento delle giovani donne non fu perpetrato per lussuria ma per il desiderio di formare con loro una forte alleanza, assicurando ai romani una progenie.
Non fu alleanza, ma guerra con i Sabini, indignati per il rapimento con la forza delle loro donne da parte dei nemici. Tito Tazio, re dei Sabini, decise che l’atto doveva essere ripagato con il sangue.
Iniziò a radunare il suo esercito per la battaglia e attaccò Roma, catturando il Campidoglio. A Roma, le donne Sabine scoprirono che i loro nuovi mariti non erano così brutali come sembravano ma uomini affettuosi e attenti al punto di innamorarsi dei loro rapitori.
Nel centro della battaglia, le donne rapite lasciarono le loro case e si frapposero tra l’esercito romano e quello sabino. Amavano i loro padri, ma amavano anche i loro mariti e non volevano diventare orfani e vedove lo stesso giorno. Scongiurarono i loro sposi da una parte e padri e fratelli dall’altra di non combattere.
Toccati da queste parole, romani e sabini capirono che il loro popolo era unito da un legame di sangue. Di fronte al grande coraggio dimostrato dalle donne, i romani e i sabini conclusero un trattato di pace. Combattere non aveva più senso.
Durante la monarchia I romani furono influenzati da altre civiltà presenti in Italia. Gli Etruschi dai quali i Romani impararono l’architettura e l’ingegneria per costruire templi e sistemi di irrigazione.
Dai greci, i romani presero in prestito gli dei e le dee del pantheon greco. Dai latini, presero in prestito la lingua latina, sebbene i romani ricchi preferissero parlare greco. E dai Sabini, i vicini più prossimi di Roma, i romani impararono le tecniche di combattimento e la disciplina.
I romani presero in prestito e adattarono l’alfabeto dagli Etruschi, che a loro volta l’avevano preso in prestito e adattato dalle colonie greche d’Italia. Pur essendo chiamati “Rex”, o “Re” in latino, dopo Romolo tutti i re furono eletti dal Senato.
Il periodo monarchico vide la successione dei re di Roma dopo Romolo, i primi tre erano sabini e gli ultimi tre erano etruschi e tutti furono apprezzati come governanti benevoli e giusti, tranne l’ultimo, Tarquinio il superbo, un tiranno crudele.
Numa Pompilio, il cui regno fu caratterizzato da assoluta tranquillità e pace, diede inizio a tutte le istituzioni e le pratiche religiose di Roma. Governò Roma per circa 43 anni scegliendo di non inimicarsi in alcun modo i suoi vicini.
Tullo Ostilio, invece, era molto aggressivo e contraddistinse il suo regno con imprese bellicose per 32 anni, e forse il nome Ostilio fu successivamente interpretato per suggerire ostilità e belligeranza.
Anco Marzio, che si credeva fosse il nipote di Numa, governò per 25 anni combinando nel suo regno le caratteristiche di quelle dei suoi due predecessori, innovazioni religiose e guerra. Costruì la città portuale di Ostia e il ponte sul Tevere estendendo il confine di Roma fino al Gianicolo.
La trasformazione urbana di Roma è stata effettuata dai suoi ultimi tre re: Lucio Tarquinio Prisco (Tarquinio il Vecchio), che aveva conquistato anche diverse città latine, aveva fatto costruire diversi edifici di lavori pubblici a Roma, governando per trentotto anni.
Servio Tullio fu l’ideatore della costruzione delle mura difensive di Roma, riorganizzò le unità tattiche dell’esercito secondo le classi di proprietà del popolo romano.
Servio istituì il tempio per il culto di Diana sull’Aventino, governò per 44 anni prima di essere assassinato da sua figlia Tullia e da suo genero Tarquinio il Superbo. Quest’ultimo usurpò la regalità, fu un despota con il Senato e oppresse il popolo per la durata dei 24 anni del suo governo.
I due Tarquini, secondo la tradizione, erano padre e figlio e provenivano dall’Etruria. Tutti e due i re si occuparono di grandi progetti urbanistici: la costruzione del Tempio Capitolino (Giove Capitolino) e della Cloaca Massima, la rete fognaria che scaricava nel Tevere.
Nel 509 a.C., Roma si ribellò contro il tiranno scatenando la rivoluzione e cacciando l’odiato re etrusco. Finito il feroce dispotismo, la città sarà retta da due consoli eletti dal popolo, Collatino e Giunio Bruto. I romani abolirono la monarchia e stabilirono un nuovo sistema di governo dando inizio alla Repubblica romana.
La Repubblica Romana, dal 509 a.C. al 27 a.C. è uno dei primi esempi di democrazia rappresentativa nel mondo. L’abolizione della monarchia e la sua sostituzione con il consolato aprirono le porte all’inizio della repubblica.
La società romana era divisa in due classi: i patrizi, le élite ricche e la gente comune, i plebei. Solo i patrizi, inizialmente, potevano ricoprire incarichi nelle istituzioni politiche e decidere per il popolo. Ai plebei era preclusa la partecipazione al Senato romano, non avendo una carica politica.
Pertanto, i plebei, che costituivano la maggioranza dei soldati dell’esercito romano, iniziarono a protestare fuori dalle mura della città. Questo conflitto ha portato alla creazione di altri organi legislativi, come la Comitia Centuriata o le Assemblea dei cittadini e il Concilium Plebis (Consiglio della Plebe).
Nel Consiglio della Plebe e nelle assemblee, le leggi sarebbero state approvate sulla base della discussione che si svolgevano al Senato indicando ai senatori quali politiche attuare.
Il Senato e le assemblee operarono insieme per nominare i magistrati, promulgarono leggi incrementando l’espansione territoriale su tutta la penisola italiana. La Repubblica iniziò così le guerre con i suoi vicini rivali, eliminandoli progressivamente imponendo la propria superiorità nel Mediterraneo dove nel I secolo a.C. era la sola potenza dominante.
Nel corso del tempo, tuttavia, i plebei furono in grado di acquisire maggiore diritto nel sistema politico e per loro fu concessa l’ammissione a cariche superiori, compreso il consolato, guadagnando più influenza nella politica della città.
Da piccola città stato, Roma si espanse conquistando i regni e gli imperi circostanti incorporandone territori e popolazioni. Le città e le regioni che passarono sotto il controllo romano mantennero le loro istituzioni culturali, religiose e politiche.
Per Roma, l’unico requisito imposto ai nemici sconfitti era che fornissero soldati per le campagne militari, e visto che la vittoria significava spartirsi una parte del bottino, partecipare dalla parte vincente era un forte incentivo per i nuovi alleati di Roma.
Roma divenne lo stato più potente del mondo nel I secolo a.C. grazie a una combinazione di potenza militare, tolleranza politica ed espansione economica. Questa espansione ha cambiato il mondo mediterraneo e ha cambiato anche la stessa Roma.
La cultura si trasformò grazie alle influenze esterne, soprattutto Greca, entrarono di moda a Roma. L’afflusso di persone e di bottini portate dai successi all’estero trasformarono fisicamente la città stessa.
Alla maggior parte dei nemici vinti veniva offerto una forma di cittadinanza romana, a volte con pieno diritto di voto. L’estensione del diritto di voto e l’offerta di cittadinanza ha contribuito a costruire un senso di identità condivisa attorno alla lealtà a Roma.
Per gestire i nuovi territori che passarono sotto la loro influenza, i romani crearono province formali e nominarono ex funzionari politici per gestirle.
Nel Medioevo, con la Caduta dell’Impero d’occidente nel 476 d.C, la capitale del più grande impero che il mondo avesse conosciuto, patria di civiltà e di arte, perdeva l’antico prestigio.
Di Roma, pur essendo la Città Santa d’Occidente, la sede del Papa capo della Chiesa cattolica, tra il V e il XIV secolo, ne furono cancellate le tracce lasciando solo rovine, come il Colosseo e le Terme di Diocleziano diventando la più povera di monumenti medievali in Italia.
Roma iniziò un periodo caratterizzato da lotte interne che facilitarono l’invasione e il dominio di popolazioni barbare. Prima i Goti, poi i Bizantini con l’imperatore d’Oriente Giustiniano che tentò di riconquistare l’Italia e riunificare l’impero tramite il generale Belisario, che entrò nella città di Roma nel 536. Ma i Goti riconquistarono Roma nel 546.
Il continuo declino di Roma fu temporaneamente interrotto sotto il papato di Gregorio I (590-604), il cui operato creò le basi verso il potere temporale della Chiesa. Il suo pontificato migliorò i contatti tra Roma e le popolazioni barbare dando l’avvio alla Roma medievale.
Il papa Stefano II nel 756 fu minacciato dai Longobardi e chiese aiuto al re dei Franchi, Pipino. Questi, sconfitti i nemici, concesse al Papa una porzione di territorio lombardo, dando inizio al potere temporale dei papi sugli Stati della Chiesa. Roma passò sotto la protezione temporanea dei papi.
Carlo Magno, figlio di Pipino, il 25 dicembre dell’800 fu incoronato come Augusto e Imperatore da papa Leone III nella vecchia Basilica di San Pietro in Vaticano.
Un’incursione saracena dell’846, diede l’opportunità a papa Leone IV di fortificare la Civitas Leonina (Città del Vaticano), a riprova del potere politico del papato, fortemente protetto dai nobili. Questi trasformarono le proprie residenze in veri e propri castelli.
Le fortune cittadine iniziarono a migliorare nel XII secolo e sulla scia delle altre città, Roma si ribellò ai papi costituendo il Comune di Roma.
Lotte tra famiglie nobili fedeli al papato e quelle nostalgiche dell’Impero contraddistinsero il medioevo frenando lo sviluppo di Roma al XVI secolo. Nel 1300, papa Bonifacio VIII, proclamò il primo Giubileo che portò a Roma migliaia di pellegrini da tutta Europa procurando grandi entrate alle casse papali.
Con la bolla Unam Sanctam del 1302, il papa ha riaffermato inequivocabilmente il potere temporale del papato.
Gli eserciti del Sacro Romano Impero Germanico guidati da Carlo V d’Asburgo attuarono nel 1527 Il sacco di Roma decretando di fatto, a seguito anche della Riforma luterana, la fine della città come centro rinascimentale saccheggiandola e distruggendo in pochi giorni migliaia di chiese, palazzi e monumenti storici.
Con il Concilio di Trento del 1545, la Chiesa iniziò la Controriforma e Roma, grazie ad un esteso programma di pianificazione urbana voluta dal papa Sisto V e i progetti dell’architetto Domenico Fontana, si riprese iniziando una nuova era di sviluppo.
Il pontefice ha avviato la costruzione di nuove strade, ha tracciato la base per il moderno piano viario della città, ha fatto costruire la Biblioteca Vaticana, completata la cupola di San Pietro, ristrutturati i palazzi papali del Vaticano, del Quirinale e di San Giovanni in Laterano, edificato una nuova piazza a Santa Maria Maggiore.
Ha fatto restaurate le piazze facendo erigere diversi antichi obelischi egizi trovati tra le rovine e un gran numero di fontane. Il nuovo centro di Roma diventava così il cuore della fede cristiana opposto a quello pagano dell’Urbe.
Tuttavia, i papi che succedettero a Sisto V si dedicarono al mecenatismo delle arti richiamando con lauti compensi studiosi e artisti da tutta Italia, e alla fine del XVI secolo Roma era diventata il principale centro della cultura rinascimentale.
Il Rinascimento italiano da Firenze si spostò a Roma dove furono create opere maestose, come la nuova Basilica di San Pietro, sotto il patrocinio di papa Leone X e la Cappella Sistina commissionandone gli affreschi ai migliori maestri del momento, tra cui Michelangelo, Raffaello, Botticelli, Perugino e Luca Signorelli.
Il ciclo rinascimentale è famoso principalmente per le varie conquiste nell’arte e nella cultura che ha stravolto la città, raggiungendo l’apogeo della grandiosità sotto papa Giulio II (1503-1513) e i suoi illuminati successori tra cui Clemente VII, della famiglia Medici con capolavori come la Pietà di Michelangelo e gli affreschi degli Appartamenti Borgia del maestro Pinturicchio in Vaticano.
Uno dei pittori più famosi del tempo, Raffaello, dipinse gli affreschi delle Stanze e quelli di Villa Farnesina. Michelangelo realizzò la famosa statua in marmo del Mosè per la tomba di Giulio II.
Nel XVI secolo Roma era di nuovo una fiorente città cosmopolita che grazie al lavoro nella burocrazia papale e dei servizi connessi incrementò la popolazione a più di 100.000 abitanti.
Un’importante metamorfosi urbanistica della città fu messa in atto ad opera di famosi architetti come il Bernini e il Borromini che con le costruzioni di nuove chiese, sculture e monumenti diedero inizio allo stile del Barocco, diffuso poi in tutta la nazione.
I nostri concetti moderni di bellezza ed estetica sono per molti versi ancora influenzati e definiti dai risultati di quest’epoca. La Chiesa cattolica, creando qualcosa di unico per quel particolare luogo che era Roma è stata fortemente influenzata dall’arte del Rinascimento.
Splendidi palazzi furono costruiti dalle famiglie nobili che patrocinarono anche le arti per occupare posizioni elevate nella gerarchia della chiesa, fino al gradino più alto di tutti, la corona papale.
Ma quando la corruzione all’interno di queste cerchie nobili divennero uno stile di vita, l’influenza del papato e di Roma diminuì in tutta Europa e persino in tutto lo Stato Pontificio.
Con la Rivoluzione francese del 1798 gli eserciti di Napoleone Bonaparte occuparono Roma che fu dichiarata una repubblica romana con la conseguente deposizione di papa Pio VI. Nel 1809 Roma e lo Stato Pontificio furono annessi all’Impero Francese con un ruolo simbolico importante, tanto da istituire il titolo di re di Roma per il proprio erede da parte di Bonaparte.
Con la risoluzione del Congresso di Vienna del 1814, lo Stato Pontificio, dopo la capitolazione di Napoleone, fu ricostituito. Il ritorno del papa a Roma nel 1814 portò a un lungo periodo di governo pontificio repressivo e reazionario.
Papa Pio IX, con una condotta liberale tipica dell’inizio del suo regno, concesse una costituzione a Roma nel 1848, ma dopo la rivoluzione del 1849, fu istituita una seconda repubblica romana.
Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, due delle figure più autorevoli dell’Unità d’Italia, hanno combattuto per catturare la città nel 1862 e nel 1867 ma senza successo. Il papa, perso il sostegno francese, provò a salvare il potere temporale del papato e di rifiutare il mondo moderno.
Perso l’appoggio delle milizie francesi il Papa Pio IX ha concesso alle truppe italiane di entrare a Roma il 20 settembre 1870 attraverso la “breccia di Porta Pia” mettendo fine al potere temporale del papa.
Con un plebiscito Roma fu proclamata la capitale dell’Italia unita il 27 marzo del 1871 eleggendo anche il primo re d’Italia, Vittorio Emmanuel II il cui governo ha pensato bene di far costruire enormi edifici ministeriali e caserme. Un monumento al filosofo rinascimentale Giordano Bruno, condannato di eresia, simboleggiò, nel 1889, l’intenso risentimento della città contro la chiesa pur con le proteste del Vaticano.
I Patti Lateranensi nel 1929 metterono fine all’ambiguo rapporto tra lo Stato italiano e il papa che da allora ha riconosciuto lo stato italiano, con Roma come sua capitale, di contro l’Italia ha riconosciuto la sovranità del papa all’interno della Città del Vaticano.
Roma, dopo la prima guerra mondiale del 1914-1918, fece da cornice a numerose dimostrazioni e scioperi in appoggio al crescente movimento socialista che portò nel 1922 il leader del Partito Nazionale Fascista, Benito Mussolini, supportato da migliaia di sostenitori del fascismo in divisa e spesso armati, a organizzare la Marcia su Roma. Il re Vittorio Emanuele III, per evitare una guerra civile, cedette alle richieste di Mussolini e lo dichiarò primo ministro.
Sotto la dittatura di Mussolini in Italia, Roma rappresentò il fascismo per eccellenza. Il regime ha creato grandiosi viali più “storici” e riempito la città di monumenti e opere architettoniche moderne come il Foro Italico, la città dello sport e il quartiere dell’EUR, il polo del business per aziende dell’industria petrolifera, dell’industria farmaceutica e della finanza.
Mussolini annunciò l’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale affiancando la Germania guidata da Adolf Hitler. Seguendo l’esempio del dittatore tedesco, il Duce propugnò le leggi razziali con l’arresto di migliaia di Ebrei che furono deportati nei campi di sterminio tedeschi. Nel luglio 1943 Roma vide il rovesciamento e l’arresto di Mussolini.
Finita la seconda guerra mondiale, Roma, nell’aria culturale, divenne un centro per il cinema con registi del movimento neorealista che hanno fatto della città uno scenario naturale per le loro polemiche sulla società italiana. Roberto Rossellini con il film “Roma città aperta” e Vittorio De Sica con “Ladri di biciclette”.
Dagli anni ’60 Federico Fellini ha ambientato in città molte delle sue pellicole,”La dolce vita” famoso a livello mondiale e “Roma”. Pier Paolo Pasolini ha rappresentato le borgate periferiche della capitale con il film “Accattone” e “Mamma Roma” (1962).
Cinecittà Roma Studios, la Hollywood sul Tevere, con il film “Vacanze romane”, ampliava l’ambizione internazionale per la città con molte altre produzioni americane, come “Ben-Hur” (1959) e Cleopatra (1963).
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